Neil Carver e Martin Archer sono due nomi attivi insieme da tempo dentro un ambito prevalentemente concertistico, in cui si denotava a pieno la sola matrice - totaly - improv.
“Artefacts” è il primo supporto prodotto spalla a spalla e nel cui organismo muta profondamente la forma mentis eseguita sino ad ora.
Il primo 'dirottamento' si riscontra nella composizione, come atto-veicolo studiato minuziosamente a partire dallo schioccare della prima nota. La seconda molecola è l'attenzione certosina serbata agli strumenti, in particolare da Carver che si diletta a sperimentare un intreccio di `congegni`, da lui auto costruiti. Neil è principalmente un chitarrista `tuttofare`, ma inserisce in più di un brano la `stravagante` figura del boxophone: unione inconsueta sotto un`unica forma del music boxes e dell`ukulele.
Ciò che si delinea - alle orecchie - da tale oggetto 'artificiale' è un canto magico e astratto, a metà strada tra un carillon stonato e stanco ed uno strumento a corda, meravigliosamente scordato.
Ma non basti, perchè il nostro si destreggia a giocare-dialogare con elementi sonori presi in prestito dalla natura, quali l`acqua e il vento.
Proprio in questo frangente, viene utile la parola degli stessi protagonisti, nelle note interne al cd, che manifestano il preciso interesse di fondere in un solo colpo attrazione per i suoni naturali e per quelli `meccanici`, elevata ingegnosità per l`adopero di recenti tecnologie informatiche e diletto originale per la creazione di strumenti artigianali.
A questo punto, verrebbe da pensare a Oswald Spengler ed al suo “l`uomo e la macchina”... senza trarre in ballo nessun riferimento ideologico, ma solo l`essenza della metafora interna nel duo.
Il buon vecchio Archer pare restare (volutamente?) in sordina, durante quasi tutti i frangenti, dando modo così al compagno di affiorare al massimo dell`espressività - e del volume - col suo tocco onirico e spirituale.
“Artefact” è un (mega) viaggio(ne) complesso, irreale, denso di soluzioni ammiccanti, che qualsiasi buongustaio di musica improvvisata dovrebbe assaggiare a tutti i costi.
Ogni tassello di questo mosaico è costruito con una diversa combinazione degli strumenti;
First Artefact:Brodger, ad esempio, viene realizzata dall`associazione di chitarra elettrica e software, Forgotten Things, dalla simbiosi di boxophone, chitarra, percussioni, computer e clarinetto basso, The Hau ofthe Forest, dalla fusione di gongs, acqua, percussioni e sax sopranino...
Tempi dilatati, pensieri sopraffini, suoni sintetici ed umani, inconfondibile calore della nuova improvvisazione made in Sheffield!!!
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