Davide Valecchi, oltre che musicista, è anche poeta, e queste due attività sconfinano l`una nell`altra, si intersecano, si sovrappongono e si suggestionano, tanto che le sue composizioni musicali hanno l`aspetto di autentiche poesie. Poesie senza parole, parrà strano, e pure basta fare mente locale solo un attimo per capire come le parole possano a volte essere insufficienti ad esprimere sentimenti, emozioni e stati d`animo; e anche per capire come il linguaggio parlato sia in fondo un rudimento molto limitato, laddove il linguaggio dei suoni è molto più complesso, articolato e universale. Le sette gemme di questo lavoro raccolgono altrettanti momenti di vita quotidiana, con le sue pene e tribolazioni che, con la medicina del tempo, possono ricondursi a ricordi dolci ed estasiati. Come avviene ne Il sogno di Kira, soave reminiscenza dedicata al cane dei Logoplasm (che non è più), pennellata sulle corde con una vena così limpida da lasciar trasparire, oltre i cinguettii dello sfondo, lo spirito dell`animale che si proietta dall`infinito (Loren Connors non avrebbe saputo fare di meglio). Trasparenza e semplicità , da non intendere come banalità ma come l'opposto di artefazione, si rincorrono nella liquefazione di 'steli' e 'parole'. La musica di aal nasce dal poco, dall`osservazione di piccoli particolari (Fibre, Foglie come mani tese, Un orizzonte di doline...), e la grandezza del poeta sta proprio nel saper osservare, nel saper vedere quello che allo sguardo comune è oscuro e impenetrabile, nell`avere quella sensibilità necessaria a penetrare dentro al cuore delle cose, e nel verseggiare tutto ciò con una nitidezza ed un candore proibitivi alla maggioranza degli esseri umani. Quella stessa sensibilità che De Andrè (ed Edgar Lee Masters) avevano descritto a proposito del suonatore Jones: `in un vortice di polvere gli altri vedevan siccità / a me ricordava la gonna di Jenny in un ballo di tanti anni fa`. E così “Oggi ho indossato la tua mancanza” è un `viaggio fantastico` (grazie Bowie!) in questa cerchia di piccoli particolari così nitidi all`occhio attento e sensibile di aal - e il musicista è come una farfalla che vola, si posa e vola di nuovo, di stelo in stelo e di foglia in foglia - mentre per noi racchiudono quell`infinito che non siamo in grado di mettere a fuoco, quello stesso infinito che permetterebbe una `materializzazione` allo spirito delle tante Kira che ci trasciniamo appresso. E anche gli scarabocchi sono qualcosa di diverso dalle semplici sottolineature, sono quasi come macchie ematiche in un manoscritto talmente intenso da non sembrare tracciato con l`inchiostro bensì col sangue. E quando l`elegia finale si dissolve, io la leggo come un requiem per i troppi che ultimamente ci hanno lasciato, mi sembra come lo stemperarsi di un sogno che avrei voluto protrarre per l`eternità . “Oggi ho indossato la tua mancanza” è un lavoro copyleft scaricabile gratuitamente all`indirizzo riportato sopra.
Ma ci meritiamo tutto questo?
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