Tornano alla produzione discografica, dopo un periodo dedicato essenzialmente ad un`attività concertistica che ha toccato anche l`Italia (il duo a Netmage 05 ed il trio in alcune delle rassegne più orientate che si tengono nello Stivale), entrambi i progetti che vedono coinvolto il geniale Anthony Pateras. Il pubblico meno disattento ha quindi avuto modo di captare le buone vibrazioni che questi fenomeni riescono a trasmettere dal palco e, di conseguenza, avrà già messo le mani nei precedenti “Coagulate” e “Ataxia” (pubblicati entrambi per Synaesthesia). Basterebbe quindi dire, in questa recensione, che la magia di quei dischi è qui riproposta al 100% pur senza mirabolanti novità .
La perfetta tavolozza dell`elettro-elettronico (calcolatore, sintetizzatore, miscelatore, `elettronicherie` e oggetti vari) serve a Pateras e Fox per creare brillanti tessiture rese singolari da uno straordinario utilizzo della voce. La loro è una musica grottesca, ironica e fumettistica - ancorchè informe e visionaria - che sfugge continuamente alle regole del gioco. E` un borderline fatto di spifferi, varchi e cuciture che non tengono, attraversato da flotte migranti di microbi, batteri e virus, in una negazione dell`ordine che rischia di apparire audace anche all`interno di un catalogo, quale quello Mego, tutt`altro che arroccato a difesa degli assetti precostituiti. E` una musica `not born beautiful`, per dirla con gli Shock Headed Peters, e pure perfetta per equilibri, dinamiche e spazializzazione.
Il trio Pateras, Baxter & Brown è, in assoluto, uno dei migliori ensemble d`improvvisazione radicale attualmente in circolazione e non avrei alcuna remora nel citarli al fianco di storiche formazioni quali il quartetto Braxton, Jenkins, Smith & McCall, il trio Bailey, Guy & Rutherford o il gruppo Nuova Consonanza. La formula strumentale - pianoforte, chitarra e batteria - ricalca palesemente quella dell`AMM e non si può dire che David Brown non sia un chitarrista folgorato da Keith Rowe. Le analogie con lo storico combo inglese, almeno quelle più lampanti, terminano però qui. Pateras e Baxter sfoggiano un`indole molto più percussiva, rispetto a quella di Tilbury e Prévost, e questo influisce chiaramente sulla musica, che spesso si fonda su suoni brevi e asciutti, pur senza cadere mai in un guazzabuglio di ritmiche marcate. Il suono dei PBB è quindi esentato da quella dilatazione, di marca psichedelica, che caratterizza le prove migliori del trio inglese; di converso, in alcuni passaggi, l'ensemble australiano può far pensare ad una versione bianca e `modernizzata` dell`Art Ensemble Of Chicago, in analogia con la quale sono avvertibili anche quegli sprazzi di gustosa ironia già incontrati nel duo Pateras & Fox.
Curiosamente le registrazioni effettuate in Australia (“Flux Compendium”) sono state pubblicate dall`austriaca Mego mentre quelle effettuate in Europa (a Vienna e Londra) sono state pubblicate in Australia dalla Synaesthesia di Melbourne.
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