La disarticolazione del tempo. `All`inferno, il cerchio meno affollato ma più duro di tutti, deve essere quello in cui non si può dimenticare il tempo un solo istante`
E.M. Cioran
Che cos`è il tempo se non un`anomalia accartocciata su noi stessi, colpevoli di esistere?
Gli Acid Mothers Temple incidono l`ennesimo album `fuori controllo`, e questa volta lo fanno per l`interessante etichetta polacca Vivo Records.
Kawabata Makoto si dimentica di vivere nell`anno del Signore 2005 DC e si inventa un disco che non sarebbe sfigurato trenta anni fa!
Fondamentalmente strutturato in due lunghe tracce, il disco inizia percorrendo la strada già battuta anni fa da band come Hawkwind, quelli di “In Search Of Space” per intenderci, eseguendo minacciose, caotiche e laviche cavalcate.
In tutto il disco, si percepisce un`assenza di gravità e di tempo, la quale suona nefasta nel suo interminabile ciclo, la batteria è messa in secondo piano, sovrastata da tastiere vorticose nella loro cosmicità e chitarre... inutile dire acide.
Canzoni cucite assieme a formare un enorme danza di morte che rievoca tutti i demoni nati dalle grandi paure umane e dai falsi valori con il solo scopo di farci perire sotto una cascata di musica non-nata.
Assenza totale della comunicazione.
A tanta agitazione, a tanto dinamismo e a tanta tensione, non si sfugge se non conquistando la volontà di premere STOP.
Non esiste guarigione, incurabili o no la musica degli A.M.T. boicotta sia la carne che la mente poichè incapaci di vincere i nostri mali, ci tocca coltivarli e trarne piacere.
O li si apprezza o li si odia veramente, la band di Kwabata Makoto è tutto questo ed in soli due brani.
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