Quello di Daniele Brusaschetto è un culto che dura ormai da tempo e non da segni di cedimento. Nel corso degli anni e di ben cinque dischi ufficiali si è costruito un mondo solido, fatto di canzoni bellissime e di parole ormai diventate dei veri e propri punti fermi per gli afficionados; frasi e concetti composti da verità semplici ma universali e ben lontani dal costituire quella filosofia spicciola, come egli stesso si diverte a descrivere, in un pezzo, la propria. Anche se la dimensione introspettiva ed individualista di Brusaschetto è rimasta costante nel tempo, ciò non ha impedito di fortificare sempre più un rapporto con i fans che si rinnova ogni qual volta abbiamo tra le mani un suo nuovo disco. Sarà una questione di affinità elettive, fatto sta che le storie che egli racconta riescono spesso a dar voce a sentimenti o immagini che da sempre ci portiamo dentro.
“Mezza Luna Piena”, in particolare, è la summa del Brusaschetto pensiero, in fatti e in parole: l`anima cantautorale, che si va sempre più accentuando, è mediata da una miriade di piccoli accorgimenti strumentali che la rendono così poco tradizionale e così tanto affascinante: rispetto al precedente “Musica Totale dei Muscoli“, disco improntato sull`uso degli strumenti classici del rock, in questo nuovo lavoro ritroviamo anche vecchie suggestioni, come l`uso di elettroniche varie, dai nastri alle batterie, e anche un ritorno a certi suoni industriali (in limitato contorno [cheap philosophy], stupido ma sincero o criptico, un pezzo che Battiato adesso può solo sognare) che più hanno caratterizzato le sue prime uscite. Una cosa bisogna dirla, Brusaschetto si affina con gli anni: a differenza di tanti suoi predecessori o presunti tali, che col passar degli anni si rincoglioniscono letteralmente, il nostro sfodera pezzi da novanta e ci regala autentici sprazzi di liricità , pura e trasversale (dicétecelo; nuovi operai; ultima thule [kaji je t`aime]), e abili prove da songwriter sui generis (ciao mondo, il blues di ego mangiato crudo 1).
C`è una cosa che Brusaschetto non riesce a fare, ogni qual volta si ripresenta con un nuovo disco: rendere pacifico il dilemma su quale sia il suo disco migliore. Ogni risposta può essere quella giusta.
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