Pamela Z è stata una rivelazione. Bisogna ringraziare la radio di stato che, uno o due anni fa, mandava in onda una sua esibizione italiana, quel tanto che basta da farci innamorare di lei. Da lì è scattata la ricerca che si è concretizzata quest`anno con l`uscita del suo disco solista “A delay is better”, in cui ritroviamo tutte le caratteristiche che contraddistinguono l`artista di San Francisco, ovvero gli studi sulla performance vocale e l`annesso sound processing. Continuando le intuizioni di Joan La Barbara, Diamanda Galas Yoko Ono e il movimento Fluxus, Pamela Z da corpo ad una voce dalle mille sfaccettature, inarrestabile ed imprendibile: con il supporto di un machintosh, la sua voce si scompone, moltiplica e sovrappone, tanto da bastare a se stessa e rendere quasi superflua la musica, che si riduce davvero all`osso (le irregolari percussioni tribali in bone music, i brevi rintocchi elettronici in number, i suoni concreti in nemiz e quelli classici-contemporanei di feral, per concludere con il pezzo forse più arrangiato, obsession, addiction and the aristotelian curve, veramente magnifico). Il resto lo fa solo la sua voce, ascetica, sciamanica, teatrale, che prende corpo indifferentemente dalle musiche etniche, dalla lirica, dall`avanguardia, e dalla beat poetry. Ogni traccia del disco è una sorpresa dietro l`altra e l`artista è davvero una scoperta clamorosa.
Restando da questo lato del cielo, la newyorkese Marianne Nowottny, vecchia conoscenza per gli appassionati, torna a far parlare di se, dopo l`ottimo “Afraid Of Me” di qualche anno fa, con un cd-r di appena mezz`ora, per di più in edizione limitata, per la cult label Digitalis Industries. “Skymother Mountain” è un omaggio alla musica cinese e allo strumento a corda dello zheng, ovvero lo zither, che la stessa Marianne suona splendidamente nel disco, il quale per la cronaca è composto da quattro tracce riprese dal vivo, che vedeva la partecipazione di Mark Dagley alle elettroniche, al flauto e al liuto. La musica è eterea ed ammaliante ma al tempo stesso caratterizzata dalla forte personalità della Nowottny che sfodera una voce di una liricità unica, ormai lontana dai suoi precedenti modelli di riferimento (alcune vocalizzazioni alla PJ Harvey che hanno caratterizzato il suo primo periodo); il tutto è fortemente influenzato dalla tradizione orientale che è il tema dominante del disco, qui arricchito però da una sensibilità occidentale (vedi l`uso degli electronics) che lo svecchia e al tempo stesso l`arricchisce. Due signore musiciste, con gli attributi.
|