Capitoli ancora pieni, sul dorso di questo mandorlo notturno, che ancora mi preme, ancora mi cede capitoli che colano. ES, qui nella mia stanza da un mese, due lavori: una ristampa, e un disco doppio che è un disco di collaborazioni con altre mani. Il lavorio della critica dovrebbe nei confronti di certe opere, senza opzioni o effetti speciali, dileguarle, innescare un regime di decostruzione della sintassi; ma il critico è stanco e vuole soltanto scrivere quello che gli pare, altrimenti questi due dischi resterebbero qui ancora a lungo, dal momento che possibilità di decostruirli, non ne ha più il critico. E così, egli, vi raccomanda di comprarli entrambi, ad occhi chiusi, più che a scatola chiusa. E di leggere, quello che è accaduto ad egli mentre li ascoltava, se siete ancora incerti dell'acquisto.
(Di quanto segue non farò distinzione alcuna, recensione alcuna, scrittura compiuta alcuna, non farò niente insomma)...
Hamuvaia, un rametto azzurrino che pena d'amore, silenzio, rulli sconosciuti, la musica non è un serpente morto, raddoppia solo il cielo. L'infanzia per gli stormi d'uccelli appare interminabile, le ginestre si piegano e la parola si sgombra di un pianto nascosto, superstite del suo manoscritto. Questi mirabolanti lager di piaghe cui la primavera di "Kaikkeuden kauneus ja käsittämättömyys" scoperchiano vanno in ebollizione: i suoi organi consci dell'interno del cuore sono sintomi della specie che si abbandona in disparte dalla sua rivolta per lasciarci andare via. Perchè nelle folate gli intrighi della realtà non si sterminano seminando sospiri di statue? Battiato di "Click" direbbe 'sì, mi piace'. Due soli viaggi: uno all'indietro e l'altro fuori dal movimento e quasi dieci minuti rattoppano quell'andato bisogno della bonaccia spettrale delle isole di sabbia. Un quadro dove la primavera mi agghiaccia, e che presto avanzerà , trovando esiliati i suoi due figli. Vedo l'emblematica fuga di Solaris, braccia sconosciute, viso sintagmatico, e le sfere celesti in Aavehuminaa. Cristo! Perchè non si creano con queste musiche gli addii metaforici? La quiete non è figlia della vita mortale: se ne siede accanto solo tardando la vita che dietro un vetro ugualmente viene trasportata via. Le vertigini di un morto a che servono? Qualche volta Islaja nella simpatica follia delle farfalle, proietta la semplice notte nel verde di una neve ancora amara. Es sta dietro le nuvole, ogni ripetizione sta dietro le nuvole. Non bisogna pensare che la salvezza eppure la solitudine siano ordini mentali inaccessibili: queste fruste ostiche non hanno la presunzione di sferzare disegni ad intermittenza; la progressione è la loro politica. Pianokaari: quante volte un piano dietro vetrate, in qualche angolazione disattesa, le note fanno davvero paura: arabismo, pitagorismo magico, teoria dell'ellisse? I rituali sciamanici non sono più di moda negli sconfessati giorni del marasma mediatico: questi finlandesi non avranno telegiornali (con Berlusconi right-lifting), mancherà in Finlandia l'acre pestilenza delle letterine in mutande, perchè bastano due o tre immagini appena per rovinarti per sempre l'ispirazione, e questa qui, in quesi dischi qui, in tutti questi dischi di folk spettrale e vitale insieme, ha solo cose da dire, da insegnare. Prendiamo un pezzo importante come Harmonia, Rakkautta: piano reiterato, maree in sottofondo, altri dieci eventi ancora più in là per una ventina di minuti di bellezza: Satie ha proseliti, si sa, ma quel sassofono che viene fuori dopo sei minuti, dopo tutti i sassofonini ed i pianini della storia della musica, perchè è così necessario? Il necessario è qualcosa che non si disfa, non si può distruggere ciò che è necessario! Eppure questo doppio LP va ascoltato in continuazione perchè la musica che si fa qui sopra è anche un click che manda in pappa tutto. Ci sta bene l'erosione del vinile qui come ad un vecchio stanno bene le rughe del tempo. Le cose devono invecchiare ed invecchiano bene se sono nate eterne: non hanno paura di restare fuori dal tempo, di accontentarsi di mode aereodinamiche, perchè il loro contatto con la storia avviene nel movimento della storia non nel suo passaggio. La musica mistica, quella dei voodoo stregoneschi, quella araba delle preghiere gridate, quella fatta dai pigmei dentro le foreste peruviane pluviali, le stesse dove Lopez registrava quella produzione di onde tempestose, sono l'esatta testimonianza del fatto che la terra esiste e che esistono altri pianeti, altre galassie. Es, un nome così freudiano, così sbrigativo, registra tutti i rottami delle cose che tormentano, che cadono, che vivono pure. Questi dischi, così importanti, così necessari, che contengono tutta la musica del domani, quella del presente, quella del passato, quella di categorie temporali inesplorate (non esistono solo tre categorie del tempo come sa bene Prigogine) si dovrebbero distillare ogni giorno insieme alla musica recente, a quella che non troverà mai metafore di vita. Tutta l'arte deve fare i conti con il creazionismo. Il movimento dell'arte, così come quello della vita, non devono annullare la bealtà , devono rafforzarla, farla esplodere. Il gusto di un essere umano pieno consiste nella ricerca della gioia vitale, della bellezza. Es è una pietra preziosissima, i momenti più accidentati, come quelli meglio orgasmici, si dovrebbero vivere tutti insieme a questa musica, mentre questa musica scorre e non se ne fotte delle prigioni della mente, delle puttanate, delle grandi stronzate annichilenti. Questi dischi sono proprio quelli da dedicare ai grandi movimenti della storia. Si devono spezzare sulla faccia dei molluschi. Dentro la loro materia alogica c'è lo stesso segno di volontà della volontà nietzschiana. Siete avvertiti: bisogna vivere intensamente prima di ascoltarli!
|