Per quanto riguarda la formula strumentale, un duo chitarra-batteria, non si tratta certo di una novità assoluta e recentemente ha assunto il ghiribizzo di un vero e proprio trend. Cosicché, a meno che non siate particolarmente affascinati dalle piccole mode, l`avvicinamento a questo disco può trovare delle resistenze psicologiche che la pratica dell`ascolto, credetemi, fuga quasi immediatamente. "Raus Aus Stavanger" suona infatti abbastanza personale e particolare, tanto che mi sento di consigliarne l'ascolto anche ai lettori più schizzinosi.
La musica dei Moha! suona ben poco geometrica, a differenza di altri esperimenti simili, bensì guizza sghemba e distratta. Nei momenti più accaniti può sembrare figlia di God e Godflesh e, allo stesso tempo, assomiglia ad una versione per chitarra e batteria del Derek Bailey di “Guidar Drums `n` Bass”. Ma ancor più intriganti sono quei momenti in cui i suoni dei due paiono pogare, in fantasiosi crescendo o si continuano, l`uno nell`altro, in quello che non è un call & response e neppure un`asincronia, ma una vera e propria staffetta. Oppure quando giocano di concerto con feedback ed echi di varia estrazione. Noise e improvvisazione vengono ridotti all`osso in quella che è l`ultima tappa del `guitar heroe` prima dell`annichilimento. Forse, in qualche momento, emerge qualche freddezza esecutiva, ma è un incidente di percorso che non inficia affatto il notevole risultato complessivo.
I due provengono dallo stesso ambiente, se non dalle stesse fila, di Phô, Noxagt, Ultralyd, Jaga Jazzist e fanno parte del N Collective. E questi mi sembrano dei lasciapassare più che sufficienti per dare un immediato nullaosta, che ne dite?
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