L`anima delle cose in qualsiasi manifestazione culturale se non appieno vissuta può risultare vuota e fredda anche se compositivamente perfetta.
Eppure nonostante siano estranei alla cultura europea, i Clogs incidono un disco perfettamente immerso in una ricchezza storica appartenente al vecchio continente, dimostrando così la capacità di contaminare la musica classica contemporanea con un certo suono di matrice post-rock confermando una identità quasi unica ed indelebile rendendo “Lantern” indispensabile e dovuto.
Temevo, onestamente, un ritorno non all`altezza di “Stick music”: ma fortunatamente mi sono dovuto ricredere.
Infatti l`opera risulta imprevedibile, intensa e calda in tutto e per tutto un viaggio fluido senza ritorno abitato da fantasmi di un certo klezmer jazz e folk.
Come un enorme artefatto d`argilla a cui viene infusa la vita “Lantern” si muove lento, mite all`interno di complessi labirinti sonori `organici` sorretti da arrangiamenti barocchi di superba fattura, conducendo l`ascoltatore verso prospettive musicali senza confini geografici.
Il suono risulta pulito in tutta la sua integrità ed incentrato su di una strumentazione analogica composta da percussioni, chitarra, ukulele, viola, violino, piano, melodica...
Facciamo tesoro della loro musica.
Riferimenti dovuti: Penguin Cafe Orchestra / Rachel`s .
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