“The House of Mourning”: la casa del lutto. Questo il titolo dell'ultimo lavoro di Telepherique e Maurizio Bianchi, ossia una sorta di concept album legato all'idea della sofferenza e del rimpianto, della mancanza delle persone che non ci sono più. Sembrano purtroppo conoscere bene tale dolore i musicisti impegnati in quest'opera dai toni cupi ed opachi, e le note di copertina, esaustive, ne descrivono la genesi concettuale che si esprime in questo amalgama di suoni ossessivi e crudi, omogenei e senza scampo. Si percepisce dunque con chiarezza l'affinità spirituale e musicale di Telepherique ed MB (già assieme nel disco "Zehn Tage", Afe, 2004), dove i tedeschi processano il materiale prevalentemente analogico fornito loro dall'italiano (violino, tastiere, onde, faluto, rumori concreti - recitano le note), aggiungendo del proprio (synth, field recordings, campioni vocali...) e reiterando scampoli di suoni e creandone dei flussi ininterrotti di rantoli, scricchiolii, droni e disturbi di ogni genere. Si tratta ad ogni modo di un disco estremo nei concetti e nel mood nervoso e cupo, ma non nel suono, talvolta leggermente saturo e asprissimo, ma mai tanto da raggiungere - ad esempio - le vette industrial noise dei primi lavori (forse inarrivabili) dello stesso MB o di altri mostri del rumore come Controlled Bleeding e Merzbow. "The House" è quindi un viaggio psichedelico e malato, e più prossimo ai dischi di Telepherique, con i rumori che si sovrappongono in stranianti loop asincroni e che si rincorrono sovrapponendosi fino allo sfinimento dell'ascoltatore, forse a metaforizzare quella forma di affronto consapevole del dolore preconizzato nelle note: `Better is to go to the house of mourning than to go to the banquet house, because that is the end of all mankind; and the one alive should take it to his heart... the heart of the wise ones is in the house of mourning... (Based on the bible book of ecclesiastes)`. Consigliato a chi ha il coraggio di affrontare opere del genere. Per me, un disco molto ostico ma assai valido e puro, e che non cerca in nessun modo di venire incontro all'ascoltatore, nè di proporre forzatamente qualcosa di necessariamente nuovo. Molto curioso l'uso di campioni di canti e sonorità dagli echi orientali in diverse tracce, tra cui Refused to believe it. Nelle note scopriamo che si tratta di musica Rembetica, ossia della tradizione Greca, che mischia influenze europee ed arabe.
Solo in una traccia invece, l'utima (Come to terms), compaiono beat propri della musica dance, seppur sommersi nel soltito magma, a riaffermare una multiculturalità del percorso concettuale che MB e Telepherique portano avanti con questo validissimo album, certamente tra i migliori della loro carriera recente.
Nota: si tratta di una edizione limitata a 500 copie in cartoncino rigido e dalla grafica molto curata.
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