Accantonata la collaborazione alla scrittura del primo album Tzadik di Lesli Dalaba (“Timelines”) Zeena Parkins firmò con “Pan-Acousticon”(1999) l`ultimo cd a suo nome per l`etichetta di John Zorn.
Un motivo in più per accogliere “Necklace”con curiosità e per conoscere da vicino le ultime tendenze raggiunte dall`arpista in fatto di composizione. E proprio su tale aspetto che osserveremo Zeena tingersi a pieno gli umori con elementi `graditi` alla musica contemporanea, nella doppia veste accademica - con una esaltata mistura di archi sulla stregua del longevo e classico Kronos Quartet - ed elettro-acustica: con un carico di percezioni annodato a sonorità ostiche e complesse.
“Necklace” ingaggia gli aspetti di un moderno Bignami del mood di Zeena: si parte da una composizione per archi affidata all`Eclipse quartet (dove militano le due sorelle, Maggie e Sara) per finire incastonati tra avvolgenti `congiunzioni espressive` di otto ballerini - e dei loro sedici piedi - con un solo violoncello...
Persuasion è un brano che viaggia sulla ventina di minuti, in cui il gruppo di archi si muove dall`origine spargendo uno spessore melodico legato ugualmente alla tradizione dodecafonica del primo `900 quanto ai grandi nomi - sacri - della scuola classica, quale Paganini e (perchè no?) Vivaldi.
In sottofondo si percepiscono esili variazioni della tonalità e del suono per mezzo di diversi effetti elettronici prodotti da Doug Henderson che assomigliano ad una piccola schiera di loop solitari.
Con 16 Feet + Cello si tastano emozioni ostiche, dove i rispettivi piedi dei danzatori - tutti militanti della compagnia di ballo francese Sui-Generis - sono collegati al violoncello e viceversa, mediante un sistemato impiego dei microfoni, in rapporto anche alle molteplici distanze `geografiche` adoperate nel luogo della registrazione.
Rimane solo il dubbio se i movimenti dei ballerini siano completamente estemporanei e dettati al momento, oppure no; un`impressione che invece traspare con certezza dal `cello e da una serie violenta di scatti dissonanti emessi, che pochi dubbi lasciano sulla gestualità libera azionata dalla esecutrice.
Ben lascia immaginare il seguito di Solo For Neil dove Zeena indossa per la prima volta i panni di (delicata) performer. Arpa preparata, corde che si sbilanciano tra arpeggi fiabeschi e pizzicati naif, scorrono in un tempo ristretto e veloci come una pioggia di coriandoli.
L`ultimo e più lungo capitolo della saga, Visibile/Invisibile vede ancora responsabile dell`esecuzione l`Eclipse, rapito a pieno animo dall`innalzamento di forme eterogenee, agganciate tra stati di ansia e profonda - e improvvisa - serenità .
Forse, l`esperimento che più si riallaccia ad un passato caro al Kronos Quartet e dove le impostazioni melodico/compositive suonano un tantino stagionate.
Visti i precedenti della Parkins, fautrice di capolavori solisti come “No Way Back” e collaboratrice di mezzo mondo avant-garde, ci saremmo aspettati qualcos(in)a di più: nessun dubbio sull`eterogeneità dell`intero lavoro, i momenti migliori rimangono quelli astratti e meno ortodossi, come l`esperimento dei danzatori e l`assaggio solista dell`arpa.
Il resto soffre di un leggera immobilità espressiva verso suoni `futuristici` e ancora non scoperti.
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