La musica di William Basinski muove le sue istanze dai concetti base del minimalismo, ereditando gli elementi delle più intraprendenti sperimentazioni sonore che hanno forgiato i cardini della musica ambient, da Brian Eno ai giorni nostri. Se Disintegration Loops ha elevato Basinski a personaggio di culto, portandolo addirittura ad un successo commerciale (sempre relativamente all`ambito in cui opera) significa che il mondo potrebbe non essere tanto brutto come lo si dipinge. Ad illuminarlo questi sorprendenti scherzi della natura che proiettano sui nostri isterici vagabondaggi alcuni rassicuranti messaggi da un mondo lontano, da un tempo futuro. Garden of Brokeness è la speranza alla quale aggrapparsi, il consolatorio abbraccio che sfugge la ragione ed anticipa la conoscenza, senza del resto inventare chissà che. Anzi, la fonte di questo lavoro risale al 1979, alle prime esperienze compositive dell`autore.
Un pianoforte, nastri, ed una mente deviata, eccentrica e romantica, per arrivare ovunque. La cosa spiazzante è la sua fruibilità , considerando che la sostanza dell`opera consiste in un singolo e semplicissimo arpeggio ripetuto per tutta la sua durata, con variopinte sovrapposizioni che si “limitano” a definire ambientazioni ora più scarne, ora più dense, senza tralasciare l`inserimento di pause che ci lasciano lì a contemplare la nuova realtà forti del nostro totale sbigottimento. Cinquanta minuti di disarmante e commovente bellezza, racchiusa in un`ovatta di liquido amniotico. Lo si può forse definire un disco intrinsecamente pop.
Davvero, non serve aggiungere altro. E` vita a venire.
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