Bisogna festeggiare con tutto l`entusiasmo che merita, l`iniziativa dell`etichetta `out` SOFA in quel di Oslo per aver inaugurato sul calare del 2005 un`elegante sub-label, la Sillón, il cui scopo prefisso è quello di dedicarsi unicamente alla produzione di materiale improvvisato solista.
Una prima serie, costituita da tre uscite, comprende come `primo atto` la messa a fuoco da vicino di tre eccitanti esperti dei fiati, in autentica versione acustica e ovviamente improvvisati ad oltranza.
“Absent Friends”, la prima, è firmata dall`americano Wade Matthews e si associa per la comune presenza del flauto a quella successiva della Rombolá, mentre “Solo Las Planques”, ultimo tassello, vede apparire uno sciolto Michel Doneda in pieno rapporto con la dimensione da sempre a lui congeniale, quella appunto dell`a solo.
Tutti e tre i progetti godono di una certa classe ed originalità , ma per questo top abbiamo deciso di incrementare con occhio più attento lo sguardo sulle sorprendenti facoltà compositive di Alessandra e del suo tagliente “Urueña”: piccola e sperduta località spagnola ove è stato pensato, suonato e registrato tutto il lavoro in causa da capo a piedi. Non credo smetterò molto presto di ringraziare la label norvegese per avermi donato l`occasione di conoscere, da completo neofita, una performer-fiatista di origine italiana, abilissima nel predisporre architetture di una singolare `stranezza` mediante il solo flauto; strumento che, tra l`altro, capita poche volte di incappare sotto `abiti` così radicali.
Residente, quindi, da diversi anni presso Madrid, la tenace Rombolá proviene da un passato accademico, in cui prende parte diverse volte a performance orchestrali cameristiche e stringe collaborazioni con un nucleo ben distinto di compositori classico / contemporanei europei. Con il correre del tempo si scosta gradualmente da ambienti (fin troppo) `raffinati` e si accosta spontaneamente, con crescente trasporto, alla cerchia improv del vecchio continente. Intorno al flauto si specializza nello studio della tecnica estesa e nella interpretazione-trascrizione in note di segni e/o simboli grafici. Peccato, però, che siano così scarse le informazioni in giro concerni la sua figura e le caratteristiche tecniche di respirazione adoperate sullo strumento. Si, perchè quello che impressiona di più, dopo un primo impatto con il cd, è proprio l`enigmatico modo di respirare che Alessandra `infligge` al flauto: un oggetto che comunemente associamo ad aggettivi e caratteri, quali placido, esile, ponderato, gentile e quant`altro.
Qui ad avvenire è l`esatto contrario, la materia suonata è esposta con forte impeto, devastante, il termine consigliato per esprimere ciò che si muove nell`aria. L`evoluzione delle 6 tracce insegue un senso logico, tendendo ad esibirsi attraverso un cammino frastagliato. L`insolito respiro della Sandra non richiama alla mente niente che, per fortuna, sia stato già udito in passato: dentro le viscere di Nueza, per dirne una, non si trovano legami o ricordi del soffio circolare di John Butcher o di quello microscopico di Evan Parker, ma una raccolta di sospiri che in un crescendo intervallato giungono a trasformarsi in vere e proprie rasoiate di suono metallico. Suoni urticanti, sarà anche vero, ma emozionanti come pochi, suoni velocissimi nel tempo e spaziosi nel volume: capaci di levarti il respiro, ogni qual volta emettono il loro `ruggito`. Non un flauto, ma un leone agguerrito che sbraita a squarcia gola nel silenzio più oscuro. Il silenzio è un altro punto magico di “Urueña”, veste anch`egli gli abiti dello strumento, amalgamandosi con saggezza alle differenti forme realizzate.
La forma è policroma e Nisopo lo conferma con `passatempi` percussivi mixati ad una più fitta mitragliata di soffi e rimbrotti dalla condensa ancora più `acerba` e metallica. D`altro canto non poteva mancare, per un`accademica come lei, uno spazio rivolto al virtuosismo, anch`esso comunque compreso in modo fermamente stravagante; Dulcamara, quanto Amatola sciorinano una cascata di note che finisce con il lambire lontane e nebbiose melodie...
... rudimentali, secche, asciutte, spartane come tutto il flauto secondo Rombolá.
Un incontro con quei monelli dei Nmperign potrebbe assumere i connotati di una bomba alla nitroglicerina: impulsivi, grezzi e voracidi suoni essenziali e privi di futili orpelli.
Bel colpo!
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