Jerry Yester, quando pubblicò questo disco insieme alla moglie, aveva alle spalle varie esperienze come musicista e produttore. Aveva sostituito, fra l`altro, il dimissionario John Sebastian nei Lovin` Spoonful di “Everything`s Playng”; ed è proprio Zal Yanovsky degli `Spoonful` ad aiutare la coppia in fase di produzione e, quasi sicuramente, anche a livello strumentale. Le dieci canzoni, tradizionali nella forma, sono contraddistinte da arrangiamenti (quantomeno bizzarri) che, all`epoca della loro pubblicazione, rompevano gli argini del luogo comune. Il modello è quello di un folk progressivo, ma è rafforzato e increspato da una forza mistica sorprendente e, a causa di ciò, richiama continuamente alla memoria la tradizione dello spiritual e del gospel. Quale elemento ricorrente, tipico di buona parte della psichedelica americana, vi è invece l`utilizzo della doppia voce, femminile e maschile, sia in alternanza sia in passaggi corali.
Il disco si apre con le splendide battute di Snowblind - l`acid-blues che i Jefferson Airplane non sono mai stati capaci di scrivere, un brano in grado di far capire immediatamente sia la determinazione vocale sia la capacità di inserire intrecci strumentali estremamente raffinati ed eleganti in un impianto base scarno e assolutamente privo di tecnicismi e infiorettature superflue. La seconda canzone, una delle poche ad esulare dal leitmotiv conduttore, è un poppettino corretto con una misurata inserzione di cori zappiani. E` però con Lullaby e St. Nicholas Hall che il disco entra nel vivo: le atmosfere ricordano qui il miglior folk progressivo inglese, oppure il Tim Buckley di “Goodbye & Hello” e, nel secondo dei due brani, Nico (vale la pena di ricordare che Yester e/o Yanovsky avevano prodotto sia “Goodbye & Hello” sia “Happy Sad” di Buckley). Three Ravens ha poi la struttura del vero canto religioso, un autentico inno gospel, mentre l`impostazione tradizionale di Raider è `guastata` dall`incedere ossessivo di quelli che dovrebbero essere un banjo e un violino. Mrs. Connor e Rapture sono classiche ballate semiacustiche: la prima è più intima, con suggestivi tocchi di organo nel finale, mentre la seconda è più compatta e la voce tende ad infervorarsi sopra l`accompagnamento del pianoforte. Charity riporta ala mente la leggendaria Nico, ma il suo chorus fa di nuovo pensare ad un inno religioso. Farewell Aldebaran è il brano più dissonante del disco, con probabili tocchi di synth e il mood che va progressivamente inasprendosi fino alle poche battute finali, in dissolvenza, di tipo 'fiatistico` (tromba o synth?).
Il disco uscì originariamente, nel 1969, per la Straight curata da Frank Zappa ed Herb Cohen (la stessa etichetta che ospitò alcuni grandi dischi di Tim Buckley e Captain Beefheart). Con questa ristampa un altro tassello della vicenda Lovin` Spoonful torna ad essere disponibile, ma attendiamo ora con impazienza la ristampa di un altro mitico lavoro: “Alive And Well In Argentina” di Zalman Yanovsky.
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