Traducendo il termine “First Thus” dovrebbe sbucare fuori qualcosa di simile all`espressione `in primo luogo`, ma solo Colin Andrew Sheffield potrebbe scendere in nostro aiuto e schiarire bene le idee riguardo il titolo scelto per il primo album solista della propria carriera.
Riciclaggio sonoro, un vero e proprio ri-modellamento di suoni e armonie, rubati da più parti, quello messo in atto dall`artista nel montare le 4 composizioni presenti, sorrette da tempi sconfinati; solo Disappear From View varca la soglia dei 25 minuti.
Non si tratta di plagio, nè di cut-up dalle movenze bizzare, ma di pura e ariosa musica ambient, costruita mediante il totale stravolgimento di brani risalenti a vecchi vinili (e altre registrazioni) ancora in commercio.
Struttura ambient, dunque, piglio rigorosamente intimo quello di Sheffield, spinto a registrare tutto l`album in sentita solitudine, chiuso tra le mura della casa di Bedfrod, a Dallas. Spazi aperti, fin troppo, rumori e soffi che evocano continuamente la fuggente figura del vento: da Miles Away sino a Like a Memory.
Per intenderci un caleidoscopio di emotività distinte, proiettate dal mood artico di Biosphere (ancora Miles Away) al temperamento nordico di Vladislav Delay...
I brani scorrono come un torrente in piena, non si formano piccole molecole di suono, ma flussi sonori (estatici) ben corposi e incessantemente costanti. Clima trascinante, non c`è che dire, questo preparato senza troppe pretese da Sheffield, il quale dal canto suo dimostra che l`ambient, inteso alla maniera isolazionista - e anche un po` classica - alla Lustmord, oppure alla Main, può ancora riservare belle soprese e piacevoli vibrazioni... extra-sensoriali.
“Architectures On Air and Other Works”, come ben si intuisce, è una raccolta dal carattere eterogeneo che assorbe in se una molteplicità di materiale audio, fabbricato nel corso degli anni dal compositore elettro-acustico Ilya Monosov.
Sei dei pezzi presentati all`occorrenza sono stati scritti ed elaborati in completa solitudine, mentre altri crescono mediante piccole e sporadiche collaborazioni; tra le strette di mano più notevoli vi è quella di Untitled, pura manifestazione di suono silente, che vede l`apporto a Monosov di un veterano del minimalismo contemporaneo, quale Larry Polansky.
Le porte dell`ascolto si spalancano sulle forti emozioni predisposte in Music for Electronics and Hurdy Gurdy: un elegante ballo in cui s`incontrano un suono sinusoidale continuo - livellato a tonalità ondivaghe - ed un altro, decisamente più inesplicabile, che sembra riallacciarsi alla famiglia delle corde; Composition a, micro-improvvisazione e micro-suoni, trasformati in granelli di infinitesimale grandezza... echi, basse ridondanze armoniche, veri e propri pulviscoli, arnesi che, venendo percossi, ricordano l`urto soffice di oggetti vetrosi, di piccole pietre e di carillon - meravigliosamente - sfibrati.
Se, rimembrate la California dell`Animist Orchestra, il mistico Jeph Jerman ed il mood naturalista di “Wuwei”, gradirete non poco il tocco celestiale contenuto in queste note, rade di materia e superficialità .
Su Autonomous Guitar Music for Marc Schulz sorge spontaneo tirare in ballo aggettivi, come dissonante e minimale; l`ossatura dell`intero brano sembra vivere per merito di una chitarra e dei suoi drones, giri ripetitivi graffianti che evocano paesaggi glaciali... artici. Possiamo parlare di un melange tra Phil Niblock e Fred Frith (il primo) ma soprattutto menzionare il tocco individuale di Monosov: spartano e secco fino al midollo dell`osso.
Altra rivelazione è Performance I in cui si visiona da vicino e con perizia l`impiego di registrazioni sul campo, come principale mezzo-strumentale. L`atmosfera sondata tanto ricorda -seppur i suoni appaiano decisamente sfocati - i ritmi frenetici e metropolitani di qualche sconosciuto centro urbano.
Proprio da pochi giorni ero stato rapito da una profonda indecisione, sorta dal dover scegliere il disco più emozionante sentito nel 2005, da poco dissolto alle nostre spalle.
Ringrazio con sincerità “Architectures On Air and Other Works”, perchè sono bastati pochissimi ascolti, affinchè ogni incertezza sparisse per cedere il primo posto del podio a questo `misconosciuto` suonatore dal gusto semplice... ma geniale.
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