Quando percorri l'autostrada che da Friburgo porta a Colonia, la Foresta Nera ti accompagna per molti km. A qualcuno potrebbe non piacere un lunghissimo rettilineo circondato da alberi, campi e colline; il paesaggio è abbastanza monotono per diverse ore, soprattutto se lo si affronta a velocità politically correct (140 km/h). Quindi meglio munirsi di un buon sostegno musicale e cercare di godersi il viaggio attraverso gli intermittenti temporali primaverili.
Va da sè che l'ultima volta che ho affrontato il tragitto mi sono portato i primi cinque volumi della serie 'Pop Ambient' (Kompakt) che ormai dal 2001, annualmente, offre uno dei migliori panorami in ambito ambient music. Scorrendo i vari anni si nota subito come uno degli autori con più contributi sia Markus Guentner, che per Kompakt ha recentemente pubblicato un gran disco, "1981".
L'atmosfera è naturalmente quella descritta dalla sopracitata serie, ma non mancano interessanti spunti, fino a toccare l`ambito Schaffel (non ditemi che non sapete ancora cos'è lo Schaffel...).
"Wanderung" ti accoglie proprio con la pioggia battente lungo un sentiero boschivo fatto al 50% di "Zauberberg" (Gas) e al 50% di micro-dub.
"Wenn Musik Der Liebe Nahrung Ist" ha un titolo che già solo quello merita (mano al vocabolario miei prodi), ma emoziona ancora di più con il passare dei minuti, fino a trasformarsi in una specie di soul-ambient con tanto di inserti vocali ad hoc.
Il battito Schaffel comincia a farsi sentire (lento) in tutta la sua potenza come base di appoggio della ciclica "Jellyfish", che della medusa ha tutta la sinuosità e l'eleganza, ma si scatena fino a toccare la frenesia TB303 simil-rock di "Hi-Jacked".
Il cardiopalma termina solo con l`arrivo di "Sommergewitter", che suona come una "Radiance III" di Basic Channel rallentata.
Il classico Guentner da Pop Ambient ritorna nello scampanellio che introduce il lentissimo glitch dub di "Umgebung"; e la formula del glitch dub ritorna in qualche modo anche nella misteriosa e profonda "Der Wüstenplanet", che rallenta quasi fino a una staticità liquida negli ultimi due minuti. A chiudere gli archi risonanti di "Hotel Shangai" graffiati da una puntina di giradischi, unico cedimento scusabile alla moda di qualche tempo fa.
Ancora meglio forse fa "Pop Ambient 2006", e non credo di esagerare se giudico questo come il miglior volume finora pubblicato.
A parte i territori di raffinato minimalismo pianistico à la D Haines (cfr. "Blither" su Sigma) di Uli Teichmann, le arcate luminescenti un po' anni '90 di Pass Into Silence che aprono il CD e qualche altra sparsa eccezione, il denominatore comune dei vari contributi sembra essere la chitarra (A pensarci bene un piccolo segno premonitore c'era già nel volume 2005, una bellissima traccia di Dj Koze, "Hummel"...).
Uno dopo l'altro Wolfgang Voigt (che sospetto essere il curatore della serie oltre che dell`artwork) infila una serie di brani fenomenali, a partire proprio dal nostro Guentner, questa volta in combutta con La Grande Illusion, che ingentilisce il suono aggiungendo tocchi di pianoforte su un tessuto di scuri archi e arpeggi di chitarra, appunto.
Lo segue la prima delle rivelazioni: Dirk Leyers. Nel suo caso dobbiamo di certo parlare di Digital Jazz, etichetta usata mille volte a descrivere chissà cosa, lo so, ma provate ad immaginare se la vecchia ECM fosse nata nel XXI secolo. Eccezionale!
A seguire arrivano The Orb, che nel precedente volume avevano proposto una "Falkenbrück" un po' debole; mi rimangio tutti i cattivi pensieri ascoltando "Edelgrün", divertente e ricercata come ai vecchi tempi, con una lezioncina Basic Channel in più e Thomas Fehlmann all`ennesima potenza.
Con Klimek (aka Random Inc, aka S. Meissner degli Autopoiesis) mi aspetta un'altra prova di fiducia, la rilettura di uno dei miei autori preferiti, cioè Satie. Anche qui devo ricredermi: la sua versione della "Gymnopedie n°1" è la migliore rilettura del francese dai tempi di Akira Rabelais, delicata, malinconica e solitaria al giusto grado.
Altro brano, altra rivelazione: Andrew Thomas (già su Kompakt con un CD intitolato "Fearsome Jewel"). Suo il migliore brano del CD, minimale ma mai ripetitivo, lucidamente sporco, di quelli che ti lasciano spaesato, inquieto e senza parole per descriverlo. Urrà !
Altro classico di "Pop Ambient" è Ulf Lohmann, che aggiorna il verbo ambient con sample vocali accelerati, quasi un All per bambini, ma un po' troppo simile come costruzione a "Wasted Years" del 2005.
Justus Köhncke e Fred Heimermann rifanno "Albatros" dei Fleetwood Mac in versione microwave pressurizzata, con chitarra dark e minacce isolazioniste incluse. Fantastica!
Triola è il nome dietro cui si nasconde un altro guru di Colonia, Jörg Burger, da sempre il più ritmico della compagnia, che quest'anno si presenta un poco più malinconico del solito.
Il padrone di casa (il sospetto che sia Voigt è fortissimo) utilizza per il secondo anno successivo il moniker PopNoName; puro e opaco come una nebbia che a poco a poco si infiltra nella testa, "Wandel" ritorna a bazzicare i territori di "Zauberberg", ma in modo meno monolitico, e c'è qualcosa di maligno che mi ricorda addirittura Lull (A dire il vero il brano sembra una short edit di qualcosa di più lungo...speriamo in un nuovo lavoro!).
Mikkel Metal è all'esordio su Kompakt proprio quest'anno (cfr. “Victimizer”); la sua "Decline" è costruita sul classico suono ambient di Colonia, sovrapposto a incrostazioni digitali che potrebbero ricordare qualcosa di Ekkehard Ehlers.
Chiude ancora Klimek con un remix di un suo brano tutto arpeggi spezzati e spazi infiniti a seguire.
Brano dopo brano sono passate quasi due ore e mezza e sarei arrivato tranquillamente a Colonia se solo stessi percorrendo quel lungo rettilineo. Ma come si dice: se non puoi andare a Colonia, sarà Colonia a venire da te...
E' già ora di sbilanciamenti: questa raccolta sarà uno dei miei CD dell'anno, troppo bella!
Ai pochi che hanno amato (e amano) Gas il consiglio è di procurarsi immediatamente una copia di "1981" e di seguire senza timore la serie "Pop Ambient" negli anni a venire.
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