In questo album il compositore newyorkese Taylor Deupree interpreta un disco del 2003 intitolato `Awaawa` di un gruppo giapponese di nome Eisi.
Per interpretare questo lavoro possono essere usati una serie di aggettivi che ruotano intorno alla sfera dell`intimità . Sicuramente i toni dei brani sono chiaroscuri e sono avvolti da un pallore di languore (in senso di pacifica serenità ) e dolcezza spettrale, ma il suono che ne esce si imprime caldo ed avvolgente nelle mie orecchie, quasi una litania in una culla. Le tracce profumano come di gelsomino e curano da improvvisi sbalzi di nervi, massaggiano lo stomaco senza però permettersi di graffiare e sviscerare. Fanno sognare sicuramente coi loro ampi respiri.
Il primo brano - Eisi Is Stirring - inizia come se i musicisti si fossero alzati al mattino e avessero aperto la finestra, messo su un caffè ed iniziato, ad occhi non ancora aperti, a suonare e registrare i suoni che li circondavano. Questo pezzo mi ha fatto pensare subito al Wyatt di “End Of An Ear”. Tutte le tracce sono composte intorno ad una matrice free-form e subiscono una flessione verso paradigmi sonori più attuali, se mi è concesso, cioè su di un neo free-folk molto riflessivo e astratto e su un glitch molto fine, sottile, sofisticato. In proposito mi vengono un po` in mente i Talk Talk del periodo “Spirit Of Eden”, ma con un altro tipo di soul, decisamente più virato verso l`elettronica e meno cantautorale. E come in quel caso i suoni scorrono fluidi, le chitarre tessono semplici armonie ed arpeggi accompagnate da tappeti di echi e voci pastorali - Awaawa e Cloud, Light, Water (Fall) -, mentre i beat e le scansioni ritmiche sono dettate da un`elettronica calibrata e zuccherina - Voice Or Vice -. Ci si può sentire immersi in un mare di suoni sognanti dove non c`è quore. Protetti.
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