Oren Ambarchi sembra avere una particolare predilezione per il vocabolario italiano: dopo la notte, l`eclisse, “Persona” e “Grapes From The Estate” ecco “Triste”, un titolo che racchiude a meraviglia la personalità schiva e introversa del chitarrista. In realtà “Triste” non è il `nuovo` disco di Ambarchi, ma è la ristampa di una pubblicazione in vinile, uscita due anni fa per Idea Records, comprensiva di un 12” con l`intera performance data dall`australiano nel Giugno 2001 all`Extrapool di Nijmegen e di un 7” con due rielaborazioni fatte da Tom Recchion. Vinili che, come accade spesso per le pubblicazioni dell`etichetta statunitense, erano in tiratura limitata e sono ormai da tempo fuori catalogo, e quindi è estremamente felice la scelta della Southern Lord di ripresentare tutto quel materiale in un unico CD. Felice e tempestiva, dal momento che questo lavoro di Ambarchi ha, nel frattempo, ricevuto una segnalazione speciale al Prix Ars Electronica. La performance di Ambarchi è divisa in due parti niente affatto distinte se non fosse per quella frattura, conseguente alla versione in vinile, che viene conservata pure nel CD. Triste Part 1 è veramente strepitoso, con stille di suono, tratte dalle corde della chitarra, che si piegano in affascinanti linee di risonanza, sporcate qua e là da piccole isole di rumore. Arpeggi stroboscopici da rilevare ad alte dosi di sensibilità che, nella seconda parte, virano poi verso un noise più massiccio e stridente, fino alla totale immersione in una rigogliosa giungla crepitante di borbottii, chioccolii e cinguettii. L`approccio è sempre più `scortese` fino ai fendenti di un finale ancor più convulso e definibile come hendrixiano. In coda bastano pochi passi a testimoniare di un`avvenuta purificazione. Le due rielaborazioni di Recchion, che aggiunge alla pietanza hammond, nastri, compactdisc e synth, sono piuttosto conformi al mood degli originali, dai quali si differenziano unicamente per una più sapida strutturazione. Un disco super-consigliato.
|