`Shut Up and Lišten, Dumb Ass`.
Si presenta schietto ed imperativo il messaggio scelto dagli artefici per consigliare al meglio l`ascolto di questa musica. Pochi riferimenti alla strumentazione, quanto al modus operandi, compaiono dentro e fuori il supporto. Ci basta sapere che il bagaglio di suoni (puri e duri) registrati per tale contesto hanno una loro origine nel freddo inverno di Berlino e dintorni 2003/04.
Primo progetto realizzato spalla a spalla dalla coppia di performers-improvvisatori austro-tedeschi in studio di registrazione. Incidere un disco, per Bernhard Gál e Kai Fagaschinski, comporta buttar fuori una luminosa inclinazione per l`astrazione, nella sua accezione più vasta, quanto concettuale.
Trait d`union che salda entrambi sotto un unico scudo e che fuoriesce con peso ed evidenza dalle tre suite, partecipi del cd.
In “Going Round In Serpentines” si ri-contestualizza la figura dei field recordings: come viatico strumentale, ma soprattutto quale fenomeno di `figurazione` del suono evocativo, dotato di straordinaria bellezza ed incanto. Strumento vero e proprio, che vive e suona per opera di un proprio `corpo` e di una propria anima.
Chiaro l`appellarsi alla `registrazione libera` di eventi atmosferici e/o casuali da parte dell`operato di Gál al computer, mentre l`approccio di Kai con il clarinetto presta suoni all`esterno nella loro forma più eterea e free.
Sono quasi tutti esperimenti di respirazione che inducono alla quintessenza della micro-tonalità , decifrati con sguardo chirurgico, in maggior misura introspettivi ed introversi rispetto al dna di John Butcher, largamente purificati e composti a confronto con l`anima irruente di Franz Hautzinger...
in poche e semplici parole, il fraseggio di Kai potrebbe definirsi onirico, fondato sulla costruzione scandita e programmata di piccoli respiri che lentamente mutano il proprio tratto, diventando materia estesa e ricorrente, bagnata da `pacati` spaccati noise e da un`evoluzione che prende le compiaciute sembianze di un drones-mantrico.
Facile pensare che tutta la sostanza, sprigionata di seguito dal fiato seguendo tempi di percorrenza abbastanza dilatati, sia poco percettibile al `tatto`.
Cosa passa, invece, dentro & attraverso il mini-disc del compagno non è propriamente indecifrabile, per quanto si presenti al contrario stra-carico di elementi disuguali e fantasiosi. Registrazioni d`ogni sorta, ricamate o incollate tra di loro con invidiabile spigliatezza.
Troviamo dentro veramente di tutto: dalla derivazione di stampo ambientale-atmosferico, alla ricezione di suoni dallo sgargiante retrogusto acustico e/o digitale (quest`ultimo, nella terza parte, al confine con vistosi giri sinusoidali di marca lisergica, alla registrazione di spunti che palpitano di vita-umana... e chiaramente astratta.
Improvvisazione elettro-acustica che cola con forza incontrastata, che getta da sè un`innovazione nel modo di costruire musica; cartoline sonore su cui ci siamo imbattuti raramente e che, forse, solo attraverso il materiale audio di Eric La Casa, abbiamo avuto il soave-piacere di assaporare. In questo duo avviene un sapiente bilanciamento tra i suoni della natura e della tecnologia e quelli, in un certo senso, legati alla tradizione classico-moderna, quali appunto il clarinetto.
Voci... voci incastonate come matrioske, passione-ossessione che abbiamo incontrato spesso tramite il tessuto sonoro di Bernhard (ricordo, espresso con sublime abilità nel `lontano` “Bestimmung New York” per i tipi della Durian) e che il fato ci permette di toccare ancora una volta, durante un fugace sketch di giovani voci, apparso nel primo capitolo.
Mai come in questo frangente sentivamo di chiudere con altrettanta nitidezza, ponendo l`opera elettro-acustica qui presentata tra le più intelligenti e significative. Non solo di quest`anno appena cominciato, nè dell`anno appena terminato, ma di una cospicua fetta di tempo (all`incirca una decina di anni abbondanti). “Going Round In Serpentines” si conferma come punto fermo e irremovibile della migliore arte elettro-elettronica contemporanea.
Chissà se un giorno, i futuri appassionati proveranno lo stesso fermento nel festeggiare e ricordare i contributi apportati alla musica da questi giovani outsider, coma hanno appena fatto pochi giorni fa ¾ di popolazione mondiale nel rivivere giustamente le note rivoluzionarie di Mozart?
Siamo ottimisti.
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