Autore disco: |
Andrew Liles |
Etichetta: |
Adverse Effect (PL) |
Link: |
www.andrewliles.com www.adverse-effect.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2006 |
Titoli: |
1) Journey Remix 2) All Doors Open 3) Auto Manipulator - Trumpet Mix 4) Aviophili 5) The Ether Reel Rendered 6) Apathy in the UK (Blast# 3) 7) Something to do with Hans Bellmer in a Pub at Last Orders using 15th Century Rural Magic 8) Auto Manipulator - Gong Mix 9) Lite 10) Ape Greasing Resonant Curvature Around Antiseptic Orifice 11) Song of the Ergophile 12) Te Whare Ao Aitu (Waits In Double Bed) 13) 8 O'Clock 14) Soliloquy for Lile(s)th 15) Reis
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Durata: |
78:56 |
Con: |
Paul Bradley, Colin Potter, Aaron Moore, Jonathan Coleclough, Ruse, Band of Pain, Bass Communion, Aranos, Darren Tate, Irr. App (Ext), The Hafler Trio, Unsong, vidnaObmana, Nurse With Wound, Freiband, Andrew Liles |
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Il remix delle cose che inquietano |
x Salvatore Borrelli |
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Le cifre intonacate dei drones fanno guarire anche i pensieri schiavi di esistere. Impossibili discernimenti che sono tutte trilogie della morte alla Radigue, scampoli di riduzioni esoteriche, finestrelle provvisorie che hanno la duplice funzione di mostrare dentro chi c'è. I drones sono anche refusi di clessidra, titaniche mutezze che si dicono libere, un tenue polimonio d'impronte digitali quasi feretrie che somigliano all'estate deserte dei tramonti nottambuli. Andrew Liles, coiliano, current93iano, ha certamente guardato la trasposizione dei coralli sotto alle lande deserte dell'abisso perchè "In my father's house are many mansions" è un disco fottutamente abbondante di souvenirs, ed è impastato netto di misterismo e sentieri affamati che si sognano e si segnano dell'abbondanza. L`abbondanza deriva dal fatto che questo sia un disco di remix, non solo dall`abbondanza, e pure dal fatto che l`elettronica, anche quando non si cimenta coi remix talvolta sfiora il plagio, e se pure qui non conosciamo i limiti tra creazione, ripetizione e ripescaggio, il lavoro rimane abbondante e pregno di metafore. Opera misteriosamente radunata in mimiche passeggere, forse prospettica, perchè dietro gli strumenti, a contatto, a corda, a ricordo, si celano altri raduni che si spalleggiano come se vacillassero e fossero sparsi dietro una stringa eternamente annottata. Questa musica è una ricaduta che ti spezza il respiro nella musica del Badalamenti più pastorale: è un anello circolare che sprigiona fuoco nei giardini del tempo e si svena oscuramente dietro un flusso rigonfio che trasale la luce per acconsentirla. Tutte le processioni di rito alla Girard andrebbero accompagnate dalle litanie terminali radunate tutte nel nero dell'immagine della gioia come se questa si ritrovasse dietro un mondo redento e rinascere come un mondo dietro un mondo. E` un museo verderame i cui trenta e passa lavori di Liles non certo si dissolvono o prendono pieghe affrante, piuttosto si riverberano di significato perchè esattamente questa musica non segue alcun canone preciso, e quindi non deve concedere spiegazioni o formule accresciute e nemmeno linfe ritrovate dietro i veli, quanto piuttosto una solitudine gloriosa fatta di distese insidiose e materiali interiori. Non si comprende bene cosa voglia dirci Liles dietro la tepidezza errante di questi scenari feriti che si guardano come se evaporassero giungle in esalazioni straziate. Non si sa, non è noto sapere, quanta frantumazione sintetica si annidi ovattata dietro questi ruscelli un po' buddhisti, un po' solitari e mortuari della musica di Liles, se questa sia frutto di un trip oppiaceo, oppure di una tensione suicidale. E` probabile che dietro i suoni si ritorcano sempre le parole graziose del distacco ed è come se ci dicessero che vogliono andar via, andar via da noi. Questa è musica che si sopporta sulle grandi vallate prima e dopo una gara di sciabole o una caccia di farfalle. E` una musica mitologica, a tratti arcaica, fatta di avvallamenti e pianeggiamenti ma restia al mezzogiorno. E` così mitologica perchè si riscrive come remix sulla musica d`altri e tenta (forse) di interpretarli per ciò che non sono; è mitologica perchè cede compulsivamente il tassello sfrenato di un riadattamento e si muove tra concretismo, musica alla Fennesz primo-cerebrale, e ritorni astrattamente parasinfonici. Il corollario che dentro vi si traccia somiglia ad un territorio cosparso di nostalgiche parentesi ed è quindi una musica d'inviluppo che si presenta fusa in tre parti identiche: nascita, mantenimento, arretramento. Convoglia dentro la sua salma teoretica delle variazioni che noi mortali non attendiamo: è stratosfera allargata, contigua e sprigiona rettangoli e quadrati d'angoscia volando via quasi come una disperata resistenza dell'integrità . Un disco profondo e sincero.
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