Per il numero sei del catalogo Mosz (ma i dischi usciti in tutto sono già otto) scende in campo addirittura il padrone di casa, Stephan Németh. Questo nuovo progetto, condiviso con un altro austriaco, Florian Kmet, tradisce un amore per l`elettronica tout court mai così evidente. Come il disco di Rm74, recensito un mese fa su sands-zine, anche in questo caso ci troviamo di fronte ad un campionario di stili e tecniche di matrice elettronica tra le più varie e interessanti. Németh lo conosciamo benissimo dal momento che fa parte dei grandi Radian (anche se le loro ultime prove ci hanno deluso conserviamo sempre il massimo rispetto per la band) mentre Kmet è un chitarrista di estrazione rock virato all`improvvisazione e alla sperimentazione. Insieme formano un duo di sintesi analogico/digitale, elettrico/elettronico, compositivo/improvvisativo, nel quale controbilanciano con grande maestria la chitarra e gli elettronics in un susseguirsi di ambientazioni e sonorità molto suggestive. Il disco si apre in maniera a dir poco familiare per noi italiani, dal momento che, sotto un limpido suono di chitarra e una melodia elettronica molto pop, fa capo un frammento di una telecronaca italiana di una partita di calcio nazionale. Il successivo 34:35 inserisce invece influenze avanguardiste e di musica concreta disturbate da brevi scariche di elettronica come fulmini a ciel sereno; il pezzo ha qualcosa dei Radian dei tempi belli e forse, anche per questo motivo, il pezzo piace veramente molto. Hikrostekon e taora atoll sono invece due tracce speculari nel modo in cui ci presentano la melodia (il primo) e il rumore (il secondo). La lunga cavalcata di chuuk è invece tutto un programma: un crescendo di nubi elettroniche che dopo aver raggiunto il punto di massima conflittualità vanno a morire lentamente in acque ambient. Il finale, in grande stile, è affidato ad una piccola orchestra di feedback, note di chitarra stillate col contagocce e linee elettroniche trasversali. Nell`alternanza di lavori sufficienti con altri ottimi, questo disco del duo Lokai si colloca nettamente in questo ultimo gruppo, facendo alzare le quotazioni dell`etichetta austriaca che si conferma, nel bene e nel male, come una delle realtà da seguire con la massima attenzione.
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