Ecco una di quelle recensioni che ti fanno sudare, tant`è che mi sono palleggiato il CD per qualche mese ed ho pensato persino di abdicare.
Prendo la scatola di plastica, bestemmio per estrarre il supporto e, finalmente, lo piazzio nel lettore. Do il via al marchingegno laser, mi siedo e rimango profondamente colpito da un senso di perfezione formale e da una bellezza priva di sbavature. Nulla di nuovo, vivaddio, chè la Mori si diletta in questo tipo di confronto solitario con la tecnologia elettronica ormai da anni! E i risultati ci sono: nitidezza, varietà , conoscenza, competenza e, soprattutto, una capacità grafico-architettonica fuori dal comune. “Myrninerest” è fatto talmente a regola d`arte da poter essere candidato per l`oscar.
Ma poi il CD esala l`ultimo respiro e mi accorgo che è scivolato su di me come olio nell`acqua, non c`è stata nessuna compenetrazione e non ho nessun desiderio di riascoltarlo. Non ha innescato stimoli. Non ha destato curiosità . Ma cos`è che manca? Le emozioni, cazzarola, dove sono le emozioni. Le emozioni da trasmettere e la capacità d`emozionare. E così ogni nuovo ascolto dev`essere mediato dalla ragione, manchevole di quell`impulso spontaneo che porta automaticamente a reinserire un CD già inteso, in pratica mi devo imporre ogni ulteriore approfondimento.
“Myrninerest” ha tutto l`aspetto del disco lucidamente programmato a tavolino. Chissà se la Mori fa sesso con il suo partner con la stessa `fredda scienza` con cui ha fatto questo disco. Spero proprio di no. Lo spero per lui.
Con ciò i dubbi non risolti, e l`indecisione se consigliare o meno l`acquisto di un disco siffatto, rimangono.
Dante dove lo avrebbe messo?
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