Parliamoci chiaro, con la fine di Anti Pop Consortium prima e di Cannibal Ox e Clouddead poi (a cui aggiungerei il congelamento dei So-Called Artists ad opera di Sole e compagnia cantante), qualcosa è venuta a mancare. Qualcosa di grosso, aggiungerei. Nè ci hanno pensato i progetti solisti dei vari Beans, Priest, Why?, Odd Nosdam o Doseone a impedirci di sentire la loro mancanza. Per inciso, molti di questi progetti non sono niente male ma non ancora a livello dei grandi gruppi di cui sopra. A questo bisognerebbe aggiungere anche le buone prove di El-P (sempre interessante adesso che si è legato al giro impro della Thirsty Ear) o di veterani come Big Juss, Buck 65, Prefuse 73, etc. E` mancato però da parte di tutti questi il colpo di genio che ci viene invece da questa quasi esordiente band americana, del Minnesota per la precisione. Quasi esordiente perchè i quattro componenti sono stati molto attivi in questi anni ma solo adesso, con la sigla Kill The Vultures, fanno il vero salto di qualità e raggiungono la fama. La band è anche passata di recente in Italia per una serie di concerti che spero non vi siate persi perchè oltre a confermare la bellezza del disco inciso, dal vivo si sono dimostrati devastanti. Tre vocalist che con tempi perfetti hanno aggredito l`audience con una scenografia tanto scarna (meglio dire inesistente) quanto efficace, supportati da un produttore di suoni in un vero e proprio stato di catalessi. Proprio le basi e i suoni del disco si sono rivelati la vera arma vincente della band: complesse, compatte, sporche, mai accattivanti eppure capaci di inchiodarsi nel cervello dopo un paio di ascolti. Ritroviamo massicce influenze jazz, elettroniche, industrial e uno spirito punk che tanti gruppi del genere dovrebbero invidiargli. Non c`è un pezzo che si possa buttare, sono tutti eccellenti e questo disco è sicuramente uno dei migliori dischi in assoluto del 2005.
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