La forza di un progetto risiede nella sua capacità di costruire nuovi concetti, nuove concezioni sonore. Sta nella forza di trovare nuove modalità d`interazione, di connessione. "Conceal" è il disco attorno a cui ruotano ispiratissime istanze dell`elettronica contemporanea: nomi più o meno altisonanti, musicisti che hanno dimostrato singolarmente di saper costruire particolari entità sonore con forti connotazioni identitarie (basti pensare ad Akiyama, Sogar, Roux). La straordinarietà quantomeno storiografica di questo lavoro consiste nello spingere la micromodulistica laptoppiana dentro incitamenti zigrinati, nel varcare su incendi di carta seghettata la sinonimia digitaloide attraverso scoscendimenti e diramazioni che s`affiancano al rugghio fosforescente di coni traballanti, di sagome incendiarie. Accade talvolta che le abrasioni granulose che dondolano attorno a questi battiti di textures denudati alludano alla stessa gibbosità naufragata che si riversa attorno a quelle pareti di cemento quando l`acqua le affianca ma non le penetra: sono ruscelli tempestati, ponteggi sporti appena dentro la trafila zoppicante di sagome tuttora dissolute, ma che si rischiano come si rischiano i granelli di sabbia quando convivono dentro i pugni di coloro che vogliono formarne castelli di sabbia. Non sappiamo chi e come, l`uscita come l`entrata sono sullo stesso uppercut: è solo in bilico e forse questo è il mondo visto da tutti gli angoli della terra senza graziose confluenze, compassionevoli aggrovigliamenti. "Conceal" sta ai Boxed Ensamble come sta alla più sciocca delle trovate multimediali dell`elettroacustica inespressiva dell`odierno: il bello è che non si cura di stare da nessuna parte, non ha cura e non chiede soluzioni al suo esatto male. Dischi così si vedono raramente di recente, il punto è se qualcuno sia disposto a guardar loro con eguale rovescio e con medesimo scalpitio. Adorabile davvero.
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