Lerdahl e Jackendoff nell'applicazione del modello TGMT promulgavano un ritratto percettivo dell'atonalità come prolongational reduction, ovvero come disposizione degli eventi sonori dati dal movimento in tensione e distensione nelle coordinate dell'intervallo. Il livello di sensibilità , ma sarebbe meglio dire, quel mirabile effetto di perturbamento percettivo dell'ascoltatore, si determina in relazione al prolungamento ed al contrasto della gerarchizzazione lineare che queste unità discontinue provocano in funzione agli elementi che si marcano di volta in volta come eventi sintomatici nell'intervallo. L'intervallo consiste in movimento, nullità , divenire: sono questi gli spettri che emergono sempre come un'emergenza del presente, stanno in plein-air, s'intersecano come retrazione fluida nelle maglie della carne, portano ai contorni il colore da riempire ma il vuoto ha già un colore quando un altro colore lo riempie, e per riempire il vuoto c'è certamente bisogno di brutalità ed eversione. Valerio Tricoli è il custode dei grandi eventi da estirpare, un vero e proprio eversore ma coordinato, preciso, è un genio accanito di queste evoluzioni inespresse perchè la sua pratica consiste nell'incestare modulazioni inattese per farle ciondolare nello spazio congelato, in penombra, di qualcosa che sarà . L'omoplasia che retroagisce come una caosmosi relativamente infinita dietro alla musica dei 3/4 ha qualcosa di stralunato e folle dato che sillogisticamente s'incarna di intrasportabili climax oceanici che provengono da spazi d'interno, si riconciliano nell'intratestualità tellurica, nell'intraferro del marasma concettuale, per portare la composizione su livelli di rizomatiche contingenzialità che hanno più materia neuronale e genomica quanto contrapposizione e non-sense panico. "A Year Of The Aural Gauge Operation", qualcuno direbbe che è quel proseguimento evoluzionistico dell'ultimo brano del primo disco dei 3/4 had been eliminated: quello era un brano rock, post-slintiano, c'era certamente dell'ironia rortyana lì, una mimesi che doveva per forza risolversi in contraddizione insanabile tra la materia del disco e la materia rock, ma era un tassello che si sfrenava da sé, apparteneva all'inizio, era forse un elemento solipsistico, dato dagli stessi procedimenti intuitivi del restante disco, ma faceva suonare quel disco come un'orgasmo rock sul finale ed in questo conteneva certamente qualcosa d'instabile proprio come si vuole che l'arte ne debba contenere. Il condensamento sintetico di questo nuovo lavoro, a differenza del primo, non lascia niente ai margini, vive soltanto in questi margini, sta nel margine e per questo non ne lascia fuori niente nè si lascia fuori qualcosa. Questo significa che il secondo disco del gruppo che, insieme a Sinistri, sta riconcettualizzando avidamente l'emblematica dell'assenza qui in Italia, non è ancora un disco rock, ma proprio per queste motivazioni è più di un disco rock; non può dichiararsi immune dal vizio dell'organizzazione planetaria degli elementi, ne vive e ne contiene troppi, ma sono fantasmi, esistono come rigurgiti, presentano il mondo della psiche sulla sfera della musica come non si era fatto finora e come non si farà certamente da qui a poco. Da qualche parte Boulez scrive: "riprogrammare la macchina perchè dia, ogni volta che si riascolta un nastro, caratteristiche differenti di tempo" ed è così che avviene qui senza minima d'ombra dubbio. Quel microfono a contatto che sullo sfinire dell'unico importante disco di Tricoli restava attaccato in quell'ambiente fatto di protezioni deboli come un vetro che captava l'esterno ma che restava insieme dentro lo spazio domestico di un solipsismo ma tutto proiettato sul mondo della vita husserliano, qui, sta dentro ogni singolo tape, ogni singola eruzione sismografica e sonora, non ha meno importanza della chitarra di Pilia che, nel primo pezzo innanzitutto, mima tutta la poetica sconfinata di distese desertiche, ha un'importanza paritaria se non superiore perchè quello che emerge in questi incastri di sinfonismo e rock sono fantasmi d'assenza, ovvero un mondo dietro un mondo. La straordinarietà di quest'operazione transgenica, transegnica, consiste nel mantenere dentro un circuito perfettamente consapevole di sè tutto il caos della materia, senza schiacciarla, facendola vivere ed esistere in ogni momento, non come spazio di confusione ma anche come uno spazio d'accompagnamento ed è un'operazione più vicina alla musica di Berio che a quella dei gruppi della Constellation.
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