La plasticità dei nostri giorni produce ipertrofie, aneurismi digitaloidi, spasmi perlopiù. Il mondo cartapestato del circuito hip-hop si presenta come una ciclopica apparecchiatura assertativa poichè dietro il fungiforme desiderio di catalizzare la percezione nella voce, passa alla macchinalità come frizione vocale cosicchè le parole scompaiono ed a farla da padrone restano beats. Depth affect sono uno di quei gruppi che starebbero bene nel catalogo Tigerbeat6 se a gestirlo ne fosse proprietario Prefuse 73 a sua volta infatuato per i campi color pastello con gli animaletti glitch. Trattasi di un immaginario intemperante e picaresco, smistato tra impulsi reaktoidi, sintesi Cex, infantogrammi Dat Politics, con qualche smielata dose di chitarretta folk-accompagnata. Bisogna certamente dire che lavori di questo calibro, sia su Smalltown Supersound, che su altre (semi)necessarie etichette dei nostri giorni se ne tovano a iosa, e non saranno certo questi i lavori che saranno ricordati tra 10 o 15 anni. Sono produzioni interne ad un genere, che ne esplorano possibilità , deponendo qualche frutto a giorni alterni, ma si tratta di titoli che nascono come divertissement: hanno pure una certa compostezza, ma si tratta di un frullatore a pronto uso che non arreca, come a noi piace, effetti collaterali. Pessimo il bonus video di un minuto.
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