La figura dell`interprete è oggi desueta (nei casi migliori) o addirittura obsoleta (nei casi peggiori). Ma è proprio questa inconsuetudine che (nei casi migliori) la rende fresca e affascinante. Luca Miti è un eccentrico compositore, uno strumentista e un interprete `per caso`, e questo suo non essere professionista(*) è un po` il succo che rende “Just Before Dawn” qualcosa di speciale. La scelta dei brani, quasi sempre `minori`, e degli autori, anch`essi in buona parte considerati `minori`, è infatti imputabile solo ad un legame affettivo. Se l`insieme dei brani può essere ricondotto ad un`unica definizione, minimalismo, balza però subito all`occhio come tale definizione nasconda mille-e-una sfaccettature e si nasconda altresì presso le `corti` più impensate. Una scorsa alla lista dei nomi mostra infatti che l`unico aspetto in grado di unirli, in linea di massima, è la loro contemporaneità . Eppure l`ascolto mostra un`opera unica e unitaria, quasi pensata da una sola mente, mentre in realtà è singola soltanto la mente che ha captato questi segnali provenienti da più universi. Minimalismo, se pure vogliamo continuare ad utilizzare questo termine, nella sua più ampia accezione, quindi, dal poco che Gyorgy Kurtag riesce a condensare in soli 49 secondi alla sequenza ripetitiva di Terry Riley che si protrae per oltre 20 minuti, dai sette eventi sonori diluiti da Tom Johnson nel silenzio di 3 minuti e 40 secondi alla breve sequenza di Alvin Curran che si ripete unicamente come commento ai suoni ambientali che circondano la sua Room In Rome. Ma la `ricchezza` del CD è tale, che sembra quasi un controsenso parlare di `minimalismo`. Un'altra composizione ambientata, ancor più convincente, è ad esempio Radiophonie n° 2 di Sylvain Chauveau: si tratta di un viaggio fra i programmi radio sottolineato dalle note funeree del pianoforte (che abbia un qualche significato nascosto?). Il tema dell`ambientazione ricorre, anche se in tali frangenti questa è di carattere astratto, anche in Parlando di S. Paolo alle Tre Fontane di Enrico Piva, ricalcata sulla geometria architettonica di una chiesa, e in Journal du 1/1 au... di Gilbert Delor, dove l`autore lascia confluire vari schemi composti, al ritmo di uno al giorno, in un certo lasso di tempo. Ancora tocchi grevi e dilazionati si sentono nella composizione di Gigi Masin, dove i buchi vuoti sono però tappati delle risonanze tantochè sembra di ascoltare un Palestine narcolettico. E vale la pena di soffermarsi ancora nelle deliziose armonie di Two Cyclic Scores, #1 (Laurie Spiegel) e Just Before Dawn (Paul Burnell). Ma i miei numeri preferiti sono l`8 e il 13. Al primo corrisponde “era tanto tempo che non mi succedeva” di Anna Guidi, dove un singolo suono annuncia, come un banditore, l`arrivo di una cascata di note. All`altro, in chiusura, trova posto Passatempi e giochi d`attenzione n° 3 per pianoforte di Francesco Michi (un musicista che andrebbe maggiormente valorizzato): si tratta di una composizione dalla struttura rarefatta, minimale, nel senso più vero del termine, e casuale nella sua concezione che ne rapporta la durata alla lunghezza totale del CD. “Just Before Dawn” è un grande disco e Luca Miti un grande pianista che riesce ad esaltare le piccole cose.
Esaltare le piccole cose... mmmmhhhh, non è la stessa cosa che stiamo cercando di fare con sands-zine?
(*) da non confondere con professionale, chè professionale lo è sicuramente.
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