Contrabbasso, violoncello, voce e un suono così denso da insinuare dubbi sulla povertà di mezzi utilizzata. Che pure sono quelli: il contrabbasso di Michael Francis Duch, il violoncello di greco Nikos Veliotis e la voce, trattata digitalmente e irriconoscibile in quanto tale, di Anita Kaasbøll. Di Veliotis abbiamo già scritto, e lo abbiamo individuato come uno dei musicisti più interessanti in circolazione, mentre è nuova la conoscenza che andiamo a fare con i suoi pard, entrambi esponenti di quella scena norvegese che sta oggi scrivendo alcune delle pagine più interessanti della musica contemporanea. “The Sea Looks When The Sky Is Grey” è uno di quei dischi nei quali si cerca la risposta a più d`una domanda: cos`è la sperimentazione sonora nel 2000?, cos`è l`improvvisazione musicale nel 2000?, cos`è il minimalismo nel 2000?... Ma nella realtà , e fortunatamente, non presenta assiomi certi, bensì sfugge alla trappola dell`opera definitiva, e morta(lmente noiosa), per abbracciare la vitalità scomposta della materia in mutazione e in divenire. I soli 26 minuti concessi, ma l`intensità è tale da giustificare pienamente la breve durata del CD, sembrano voler confermare una precarietà che regna incontrastata (a farne un piccolo faro nella configurazione di un percorso infinito). E, come Penelope, i tre tessono con passione la loro tela (intricata, intricante e doviziosa di trame) pur sapendo che Ulisse è destinato a non tornare. Metterei di nuovo un accento su questa esplosione creativa delle periferie, tali sono rispetto ai centri di potere dell`industria musicale, e sia benedetto il CD, se non altro per aver permesso a questa fermentazione - che sicuramente ribolliva, seppur sommersa, anche in precedenza - di giungere a compimento e rendersi pubblicamente disponibile confezionata in bottiglie della miglior specie.
Comprate questo disco, assaporatelo lentamente, fatelo crescere ascolto dopo ascolto, brindate all`estro creativo... e vi autorizzo a ricoprirmi d`insulti se riterrete che vi ho consigliato una sóla.
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