Brian McBride non è un nome particolarmente conosciuto presso le cronache del lontano universo musicale a stelle e strisce. Sporadiche notizie lo presentano come attento chitarrista attivo, da una manciata di anni, nei pressi di Austin. La sua collaborazione più famosa rimane quella a due con Adam Wiltzie - dei più pop-olari Windsor For The Derby e nei Bedhead - nell`attuazione dei Stars Of The Lid.
Sei sono i dischi sfornati da questa realtà e quasi tutti, fatta eccezione per il primo “Music for Nitrous Oxide” (1995) licenziato dalla francese Sedimental, sono stati prodotti dalla post-rock label, Kranky.
L`universo sondato dalla coppia era, ed è, quello dell`ambient-drone malinconico: emozioni-tensioni che incantano in modo specifico i sensi di McBride e, quindi, coordinate tracciate continuamente nella propria musica: sia quando il sapore è maggiormente elettronico, sia quando l`uso di mezzi acustici predomina il campo. Se pensate, anche solo per un istante, alle produzioni `Love Drone` della britannica Ochre (Charles Atlas, Kawabata Makoto e altri ancora) oppure alle esperienze post-minimaliste di casa Cold Blue, per buona parte, avrete centrato l`obbiettivo dell`opera.
Tornando a noi, bisogna ringraziare proprio il buon Wiltzie per essersi, negli ultimi tempi, dedicato con maggiore intensità alla redazione del nuovo album dei Windsor (“Giving Up The Ghost”) se l`estro `timido` di Brian sia riuscito a (s)cacciare forza, coraggio ed una cospicua fetta di bravura per la scrittura del primo progetto solista della carriera.
“When The Detail Lost Its Freedom” è registrato senza alcuna fretta, in un andirivieni lento tra Los Angeles e Chicago, la sua ossatura è fatta di continue smussature e di infiniti `taglia e cuci `.
Ho letto molti paragoni che stringono le trame di McBride (solo in parte) alla scena wave dei primi anni `80, dove vediamo sbucare un altro Brian... Eno.
E probabilmente, nel udire l`inizio della Overture, il dondolare pacato degli archi e la parsimonia ostentata del piano nel suonare, si ricorda qualcosa della materia Eno-iana, racchiusa tra le pieghe di “Discreet Music” e “Ambient 4: On Land”...
Esiste e viene percepita una matrice intima, mentre altri ricordi `altrui` spingono in un passato conteso tra le note di Ryuichi Sakamoto e David Byrne (Piano ABG, una tra tutte). Scivolando nel presente, si può immaginare con molta sicurezza che Stefano Pilia si troverebbe decisamente a suo agio, nel venire a contatto con l`anima di Brian: ciò che architettava nei primi periodi, il chitarrista dei ¾ Had Been Eliminated, era una mistura di chitarra drone e ambient, piacevolmente influenzata dal laconico blues di Loren M. Connors; altra fonte di un certo peso nella corporatura di questo cd.
Nella fase successiva ad una prima registrazione hanno preso parte al ri-modellamento di alcuni brani, una discreta fila di ospiti ed un paio di ensemble, a sfondo accademico; tra questi vale la pena ricordare il Morgan Park Step-Up Trumpet Section (sobrio e ricercato in The Guilt Of Uncomplicated) e l`Island Empire Symphony Quartet, da ripensare con lode nel cammino reiterato di Retinir.
Our Last Moment In Song - titolo profetico - è l`unico frangente in cui a rivelarsi è un voce... quella femminile, vagamente darkeggiante, di Cheree Jetton. Flashback di scuola 4AD si scorgono sempre più all`orizzonte.
Il ruolo principale è quello di una chitarra trattata (con molte probabilità , mediante un cospicuo uso dell`archetto) e dei propri droni, creati senza nessun ausilio da parte di tastiere e sintetizzatori: una precisazione su cui torna più volte lo stesso McBride, con avvertimenti specifici, sia all`interno del booklet, sia nelle infos.
Quasi a voler dire che la musica, se fatta ancora da una sola e semplice chitarra, può riuscire ad accendere (in Noi) sensazioni disarmanti, quanto godibili.
Un (gran) modello di ciò è dato da Stringer to Light Feed Frenzy, scritto con l`evoluzione tratteggiata - dal forte retrogusto elettronico - di una sola e inconsolata chitarra. Il brano più semplice tra i 12 `in gara`, ma sicuramente il più affascinante, perchè costituito da pochi e semplici elementi, capaci di spiazzare l`orecchio più incallito a suoni di fattura `non convenzionale` e di ri-spolverare con eleganza la classe di un genio, quale il portoghese Nuno Cannavaro.
Tra i miei preferiti del 2005, senza alcuna ombra di dubbio...
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