La rx-tx mette in commercio questa doppia compilation del Dis-patch Festival di Belgrado, selezione raccolta tra il 2002 ed il 2004 e che vede coinvolti 20 artisti per un totale di 22 brani (infatti due sono le traccie di Rechenzentrum ed Agf, chissà perchè proprio loro!). Trattandosi di un compendio, privo di spunti argomentativi, ed esente di una "ragione forte" in grado di assemblare una serie di artisti, tra l'altro anche troppo disparati tra loro, non rimane altro che trovare nel "celebrabile" l'unico argomento della nascita di questo strano assemblaggio sonoro. E partiamo dal primo cd: Marc Marcovic chitarra e voce, 5 minuti di cui un paio usati per descrivere il pezzo che sono più allettanti di quelli impiegati a suonarlo; Davide Belula che schitarra troppo ma laptopeggia poco e basta ascoltare un solo brano suo per sapere come per magia come suoneranno gli altri; bello il pezzo di Colleen, ma dura poco e questi suoni vanno valutati nella durata; Icarus sembra una piega scrostrata che si ripete senza solidità ; divertende la Noriko in versione taglier e sotto di tre toni, ovvero una palla mortale; Agf versione sempre più trandy (ma qualcuno dovrebbe spiegarle che le onde basse hanno un'estensione troppo alta che taglia le medie"); divertente il playback dei Tarwater, praticamente identico all'originale ma con un delay in sottofondo che confonde tutto (tra l'altro di questo pezzo, il loro migliore, dovrebbero cedere i diritti ai Coil"); sublime il pezzo dei Radian e sublime è dir poco; la traccia dei Dichtaphone ha qualcosa di angosciante, di neuronico e sembra la versione intelligente e seria delle cazzate dei Tied & Ticked Trio; Delgradeyard Sound System è praticamente fusion svenduta come le padelle in televisione e suona come se i Tortoise avessero il Parkinson; i Chicago Underground Trio, purtoppo soffrono della sindrome del molteplice e lavorano decentemente solo quando compongono per due (ma questo già lo sapevamo) (meglio la peggio ristampa del peggio Miles Davis che questa robetta). Primo dischetto 9 a 2. Eppure siamo rispettosi delle rivincite ed introduciamo il secondo dischettino. i Rechenzentrum mi hanno sempre fatto ridere: rivestono il suono di imbellettamenti concreti e poi dal vivo suonano techno-rincoglionente, qui sono alla forma migliore ed è cosa molto rara vederli in questa forma; Aoki Takamasa è uno dei pochi che ha compreso cos'è il post-digital e tutti gli artisti eclettronici dovrebbero rubargli come minimo 3 minuti da qualsiasi cosa che compone: veramente bravo; Pita se ne viene sempre coi rigurgiti soliti scratchati che andavano bene nel '92 ma non ora (tra l'altro equalizzato in modo penoso il brano); Information niente male: deformattazioni a scatola e suoni multipli; i Monolake dovrebbero dedicarsi al giardinaggio; Murcof anche; i P.o.s fanno una mediocrissima versione di Pole a tempi ancora più decelerati; il brano di Wang inc. (unico italiano presente) ha un bel retrogusto anni '80, carico ed ipnotico; Luomo fa quello che hanno sempre cercato di non comprendere i suoi sostenitori: mediocre musica da discoteca travestita da pseudo-cultura. In sostanza un bel doppio dischetto da appendere alla parete.
|