Nel 2006 non è proprio facile fare musica elettronica. Forse non è proprio facile fare musica in generale, ma certo in questo campo il già fatto, già suonato e soprattutto già sentito è continuamente dietro l'angolo. Quindi gli scarti dalla mediocrità sono rari.
Uno di questi è rappresentato dal disco “Un An” di Atone, alla sua seconda prova con questo moniker ma già noto come produttore di altri progetti (Obadia, Melodium, Depth Affect...). La cosa più gradevole è notare come il talento di produttore faccia sì che ogni suono del disco emerga in maniera nitida, pulita e professionale, cosa che talvolta manca in molte realizzazioni casalinghe del genere.
In più, si tratta di un disco davvero ispirato, in cui le abilità tecniche si mescolano a quel qualcosa da dire (o meglio: più genericamente comunicare) in suoni: questo si traduce in un non indifferente pathos che carica la musica di emozioni, tutte tendenzialmente viranti verso la malinconia, talvolta però mescolata a vampate di energia. Questo significa melodie poco orecchiabili, costruite su accordi di Melodica - vero 'backbone' come indicato nella press sheet, ovvero scheletro delle composizioni - in aggiunta a ritmi digitali mai scontati e che spaziano dall'ambient senza battuta al glitch, fino ad aprirsi addirittura in improvvisazioni alla batteria sui densi tappeti elettronici. E` il caso della (purtroppo) sola Accordéon, terza traccia, in cui il drumming 'vero' che si aggiunge alla base elettronica è semplicemente splendido e vitale.
Pare che dal vivo tutti i brani siano accompagnati da tale parte ritmica. Se Atone capita in Italia, certo varrà la pena di andarlo a vedere.
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