Questo piccolo oggetto - come definire altrimenti una cosa stampata in sole 300 copie - ripropone la musica di uno dei più sottovalutati poeti di questi anni, e la ripropone in tutta la sua nuda ispirazione. Roden sembra avere scelto definitivamente la semplicità - achtung!!!: semplicità ... non banalità ... - sia a livello delle strumentazioni utilizzate sia a livello delle strutture che ne derivano. Il risultato sta in una sorta di purezza innocente, quasi un ritorno ai primordi del `paradiso terrestre` quando l`uomo non doveva far altro che allungare la mano per raggiungere frutti succosi e messi nate e cresciute spontaneamente. In realtà sappiamo che tale `paradiso` non è mai esistito, e ai nostri primordi c`erano terreni infidi e bestie feroci, tale e quale ai nostri giorni. Ecco quindi il concetto di sogno, o meglio del sognatore, che ci racconta di quella purezza `inesistente` se non nei mondi della sua fantasia, una purezza di cui, comunque, abbiamo estrema necessità . Ecco quindi le sottili trame, un soffio dell`anima, sporcate da limpide gocce di suono, come di una marimba, o da un `chorus` celestiale, come di un organo a canne di bambù, o da soffi vellutati, come di `flauti di pan` suonati dal dio in persona. Tanta ascesi può far pensare a Messiaen, ma si corre il rischio d`essere fuorviati: Roden è Roden. Gli abbiamo già dedicato un abbondante spazio nei nostri articoli, ma mi rendo conto che non è mai troppo.
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