Ed Lawes è un musicista inglese che di base sta a Birmingham. Uno che potrebbe essere ovunque, perchè la sua musica rappresenta una sorta di occhio sonoro sul pianeta terra. Non è troppo dirlo, è semplicemente affermare un approccio totalmente devoto al miglior Ligeti e a forme di perlustrazione del paesaggio sonoro, qui effettuato situandosi nella cavità tra musica e mondo, tra suono e strumento, tra organo tattile e manipolazione. Ascoltandolo, le conclusioni sono davvero sorprendenti e inaspettate.
“14 Tracks/Pieces” è un titolo forse impersonale, che - programmaticamente - non vuole orientare l`attenzione dell`ascoltatore su nulla che non sia (senza tramiti) il tutto. L`album è una silloge di 14 lavori suddivisi in pieces (totalmente impostati sulle sonorità di alcuni strumenti musicali) e tracks (prossimi all`elettroacustica e all`elettronica). I pieces sono scritti per strumenti di legno (violino, contrabbasso) ma anche per sax tenore e in alcuni casi piccoli ensemble da camera modificati. Una concentrazione sugli strumenti a legno che va vista, dice Lawes, nel fatto che si tratta di un materiale `autentico, puro, naturale, acustico`, al contrario del computer, che è `artificiale, preliminare, elettronico, realizzato dall`uomo`. Nella ricerca, si arriva a 3 violini, 3 contrabbassi, 3 clarinetti, 3 sax tenori, 3 trombe, tutto gioca sui quarti di tono anzichè sui semitoni, su false dissonanze che rientrano `swingando`, in faccia all`armonia. Questo, però, vale fino a 4.19 dal termine. Perchè imprevedibilmente, alla fine ci si perde nelle note di uno spazio artificiale, che non ha perso nulla dell`armonia che gli è propria. Immediatezza, freschezza, leggerezza. Questo dice un riverbero di jazz d`altri tempi che filtra trasversale sul finale e stravolge - ma completa - il senso ultimo di quest`opera.
Nel processo di creazione dell`intero lavoro Lawes è attento nel miscelare e impastare i timbri degli strumenti a quelli delle distorsioni e delle torsioni sonore elettroniche. Nonostante la frammentarietà della sua veste, l`anima è, al contrario, molto unitaria e compatta. E` un occhio che osserva la musica. Un distillato amministrato con cura di brevi essenzialità che in sè contengono, a piccole dosi, sperimentazione, tecnica, ricerca e pensiero. C`è spazio per vedere silenzio e percepire tumulti negli interstizi. Materia e meditazione. Due linee guida che tracciano un cammino di singolare fascino e forza.
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