Personaggio schivo ed introverso il buon Maath non c`è che dire, una manciata di produzioni centellinate nel tempo di ottima fattura ma delittuosamente fatte circolare in poche copie private (troppo poche!).
I suoi precedenti lavori “Demon Factory” e “Neue Sachlichkeit” e le collaborazioni sparse con i progetti Erich Zann (“Scrape” con Daniele Pecorelli), Biasthon (“Litam” con Adriano Scerna e Giuseppe Verticchio), ancora con Scerna per “Zyklus” come Anofele/Maath e poi "Kalm" (con Anofele, Kar e Logoplasm); erano tutte opere che parlavano un linguaggio di ricerca estremamente complesso e mutevole fra istanze di matrice ambient/industrial e soluzioni più etniche senza le zavorre tipiche del genere.
Ottimi lavori che tuttora meritano un ascolto profondo se si riesce a trovarli (chiedeteli all`autore stesso magari).
“No Survivors For The New World” è la ristampa preziosa del cd edito privatamente in cinquanta copie nel 2003; ed è un gran bel sentire.
Ambient sacrilega e pagana, le immersioni sonore di Robert Rich e Paul Schütze, le ellissi neurali di Zoviet France e Lustmord ma anche una spiccata tendenza romantica e purificatoria che si traduce spesso in una presenza/assenza di suono poco meno che sublime.
Suono che diventa materia e paesaggio e poi torna ad essere nube gassosa ed immateriale, fluttuazione pura da contatore geiger; vento ostile e gelido su di un orizzonte che ad intermittenza si accende di bordate emotive di notevole caratura.
Un percorso fatto di angoli bui e svolte improvvise con la pioggia come compagna di strada fin quando non si giunge al piccolo e commovente bivio dell`omonima No Survivors... che inscena una danza immobile dedicata alla luna di bellezza cristallina, ascesa ed estasi in un brandello di tempo sbiadito dal ricordo.
Bellissima letteralmente.
Ghost Song ci congeda, lento scivolare sull`orlo di un abisso marino sul cui fondo s`intravedono guizzare luminosi antichi ricordi di linguaggi sciamanici.
La notte esala un respiro pacifico e consapevole.
Grazie Maath.
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