Composte in origine come colonna sonora per il radiodramma “Die Zeit und das Zimmer” (Il tempo e la stanza), su testo di Botho Strauß e regia di Elio De Capitani, queste musiche vengono finalmente pubblicate dopo un`accurata operazione `revue & corrigée` che ne ha più che dimezzato la durata, tranciandone le parti meno adatte ad essere esposte tramite supporto discografico. Le registrazioni dovrebbero risalire approssimativamente, ma non ci sono date in tal senso, alla fine del millennio scorso e sono più che appetibili per chi ha seguito le recenti vicende Bowindo, in quanto una buona metà dei fautori dell`etichetta è qui rappresentata. Non conosco il testo del drammaturgo tedesco, quindi evito connessioni e commenti a proposito dell`adeguatezza delle musiche ad accompagnare quel testo, ma la scelta stessa di non presentare la colonna sonora nel suo insieme tende anche a questo, a slegare i quattro frammenti dal loro contesto originario. E` la poetica più contemplativa del Rinaldi ad emergere in questi solchi, quella fatta di suoni dilatati, spaziosi (che spaziano ed invocano i grandi spazi), una poetica in grado di evocare il viaggio, della mente come del corpo, e stigmatizzare il tempo (meschino). Ricorrendo al valido contributo di Christian Alati (Girls (The Room)), Alessandro Bosetti (The Column e Funeral) e Giuseppe Ielasi (Out Of The Room), Rinaldi da lustro a queste sue caratteristiche con una musica densa e intensa, nonostante la povertà delle sue strutture, oltrechè dalle marcate caratteristiche evocative. In “The Time And The Room” già albeggiano quelle forme psichedeliche che, all`interno della sperimentazione `made in italy`, sembrano oggi aver fagocitato più di un`anima. E, accanto a tutto ciò (o sopra a tutto ciò), lo spirito dello sciamano visionario, dell`alchimista naïf, dello scienziato di paese, dell`artigiano che crea i suoi strumenti e reinventa quelli comprati al mercatino delle pulci.
Questa è musica che ha precorso i tempi, che ha anticipato tendenze, e avrebbe meritato qualcosa di più rispetto a una, pur ottima, edizione in CD-R. Non sto mettendo sotto accusa il CD-R per la scarsa qualità del supporto, e menate simili, il lettore che conosce il mio percorso sa bene quali sono le mie idee al proposito, ma semplicemente mi inquieta l`idea che un disco di questo spessore possa essere ascoltato soltanto da un numero infimo di appassionati. La produzione di CD-R, come abbiamo più volte osservato, ha infatti ragion d`essere solo per produzioni inferiori alle 2-300 copie e, per di più, è ostracizzata a livello distributivo. Speriamo che il disco serva almeno a favorire l`affermazione del musicista presso una cerchia un po` più ampia di pubblico ed addetti ai lavori, facilitando magari un accasamento più consono alle sue qualità per la prossima uscita. In bocca al lupo.
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