Tornano più agguerriti che mai i Silk Saw, scentrato duo proveniente dal Belgio, autore di almeno cinque album (più vario altro materiale remixato, live ed in vinile) e titolare anche del più astratto e concettuale progetto Jardin D`Usure.
Fuori dai canoni internazionali dell`elettronica di derivazione techno-industrial-isolazionista, hanno saputo costruire fin dal loro fantastico omonimo esordio del 1996 su Sub Rosa uno stile assolutamente originale e poco definibile, molto ritmato ma sfuggente e sicuramente evocativo, sempre in evoluzione album dopo album; gli elementi costituenti sono descrivibili come ambientazioni malate tendenzialmente scure, serratissimi beat minimali non-lineari, brani a sviluppo interno continuo; rispetto al precedente “4th Dividers” assistiamo ad una frantumazione dei ritmi, quasi si lavorasse sulle macchine con il tasto fast-forward premuto ad oltranza, una specie di Oval in versione hardcore, intramezzati o sostenuti da ondate noise e inserti vocali molto inquietanti (Palladium o Sphinge sono rabbrividenti); l`album nasce come rielaborazione di tracce suonate dal vivo, colonna sonora di uno spettacolo teatrale intitolato “Les Chambres D`Å’dipe Hölderlinzimmer” a cura di Jean-Pierre Brière.
In definitiva uno dei loro lavori migliori, quindi consigliatissimo.
“180 Bullets Per Man” è un lavoro del solo Medea, uscito qualche anno fa, ma ancora attualissimo e adatto a farci capire da dove viene l`ultimo mutamento stilistico in casa Silk Saw; se prima abbiamo parlato di fast-forward, in questo caso dovremmo utilizzare il termine wild-forward: già dal primo brano la velocità è folle, sembra di ascoltare l`arrivo di una brigata di elicotteri da guerra, tanto che non si riesce bene a capire se si ha a che fare con la velocità o con la stasi; ad un ascolto più attento ci si accorge che l`approccio migliore è il primo, quello ritmico, e sotto questa luce il lavoro sembra essere un travestimento maligno di marce belliche e di certa gabber (para)militare. A sostegno di questa tesi, i titoli ci parlano di un Military Circus e di Officials Of Crime, ma ci istruiscono anche sulle Techniques Du Coup D`Eta”; aldilà di interpretazioni più o meno attendibili, l`assalto alle orecchie è notevole ed anche qui l`ascolto superficiale non aiuta certo a rivelare gli spunti originali presenti nelle diverse tracce; mettete fianco a fianco Paths Of Glory e Blue 7 Red di Gert-Jan Prins e scoprirete che esiste anche una versione nobile della hardcore techno; per contro, Camouflage sembra quasi ispirata ai Porter Ricks di Decay Chart.
Entrambi i CD esibiscono forme musicali molto inusuali e personali, molto difficilmente paragonabili, il che è da considerarsi un merito distintivo nell`eccesso di uscite discografiche giornaliere.
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