Autore disco: |
David Coulter, Michael Gira, Jean Marie Mathoul, Charlemagne Palestine |
Etichetta: |
Fringes (I) |
Link: |
www.fringesrecordings.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2004 |
Titoli: |
1) Part # one 2) Part # two 3) Part # three |
Durata: |
53:39 |
Con: |
David Coulter, Michael Gira, Jean Marie Mathoul, Charlemagne Palesatine, Tony Conrad, Terry Edwards, Bob Feldman, Deborah Glaser, Chris Long, Jean-Jacques Palix |
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un signor disco |
x Alfredo Rastelli |
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David Coulter (ex Pogues e Test Department), Jean Marie Mathoul (artista belga dedito alla manipolazione sonora) e il maestro Charlemagne Palestine (che non ha certo bisogno di presentazioni) avevano già collaborato un paio d`anni fa ad un disco per la Young God di Michael Gira; lecito era aspettarsi che a questi tre si dovesse prima o poi aggiungere anche il boss della stessa etichetta, Michael Gira (che con i primi ha già collaborato), cosa che puntualmente è avvenuta e che viene adesso documentata dalla Fringes di Giuseppe Ielasi. Il cd si divide in tre parti che non direi separate ma piuttosto sezioni di una stessa sinfonia. Ai quattro si aggiungono anche vari prestigiosi ospiti come, nella prima parte (che è anche la più lunga e avvincente), Tony Conrad, Terry Edwards, Bob Feldman, Deborah Glaser e Jean-Jacques Palix. Le tre composizioni sono lunghe ma non su quei standards a cui Palestine ci ha abituato: l`inizio sembra “Schlingen blangen” dello stesso maestro newyorkese arrangiata dagli AMM, quindi una musica stratificata con l`organo di Charlemagne Palestine a stendere il tappeto su cui si innestano i tanti strumenti utilizzati dagli artisti. Nel finale, le varie istanze (minimalismo, drone music, avanguardia ed elettronica) si incontrano sul terreno di un folk apocalittico dalle parti degli Angels Of Light (Gira docet). La seconda parte è quella più dronata ed elettronica con Jean Marie Mathoul che rappresenta l`elemento di disturbo mescolando al minimalismo generale tapes ed interferenze radio che più che estraniare coinvolgono in maniera efficace l`ascoltatore come se si fosse nel bel mezzo di un live show. L`ultima parte vede l`organo di Charlemagne Palestine giocare un ruolo di primo piano, quasi un piccolo saggio delle sue straordinarie qualità , per poi venire sommerso nella parte centrale da sonorità classiche contemporanee e da un finale in puro spirito elettronico.
Non gli manca nulla per essere un gran disco: il sound è spettacolare, minimale, dronato, avanguardista, ipnotico, fluido ed articolato, spietato e coinvolgente. Ben pochi, quest`anno, hanno saputo fare lo stesso.
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