Autore disco: |
Charming Hostess |
Etichetta: |
Tzadik (USA) |
Link: |
www.charminghostess.us www.tzadik.com |
Formato: |
CD |
Anno di Pubblicazione: |
2004 |
Titoli: |
1) Viva Orduenya 2) Si Veriash La Rana 3) War 4) The Tunnel 5) Imam Bey`s Mosque 6) Exodus 7) Expulsion 8) What Will You Remember 9) Grbavica 10) Death Is A Job 11) A Relatively Calm Day 12) Zenica Blues 13) Open Dialogue 14) Adam 15) Aish Ye K`Dish |
Durata: |
43:52 |
Con: |
Jewlia Eisemberg, Marika Hughes, Cynthia Taylor, Wesley Anderson, Juliet Lee, Tim Barsky, Devin Hoff, Carla Kihlstedt, Dan Rathbun, Nils Frykdahi, Ishay Sommer, Roy Yarkoni, Yoav Klein |
|
un bel disco di musica radicale ebraica |
x e. g. (no ©) |
|
La collana `radical jewish culture` della Tzadik continua a riservare qualche saltuaria, forse troppo saltuaria, sorpresa. E` il caso di questo trio femminile, guidato da Jewlia Eisemberg, che fin dal titolo scelto per il disco la dice lunga su quanto sia più propenso a mutare che non a conservare. Scrutando lo strumentario utilizzato, che difetta di clarinetti, la convinzione di avere fra le mani qualcosa che esula dal classico disco di musica klezmer si fa ancor più precisa. Sbirciando poi fra i nomi degli strumentisti e individuando quello della violinista Carla Kihlstedt, della quale Alfredo Rastelli ha qualche tempo fa tessuto le lodi, la curiosità subisce una percettibile accelerazione. E sia!!! L`ascolto di “Sarajevo Blues” non delude le attese e mantiene le promesse. Gli intrecci vocali fanno pensare a famigliole folk quali le sorelle Roches o le sorelle McGarrigle, sennonchè c`è qui un più massiccio risvolto drammatico sia vocale sia strumentale, non a caso buona parte dei testi sono del bosniaco Semedzin Mehmedinovic e non parlano certo di temi quali la raccolta delle violette. La sequenza che va dal terzo al dodicesima brano, quella che più propriamente viene definita come `Sarajevo Blues`, rappresenta la parte più sperimentale del disco, con cambi d`atmosfera tipicamente operistici e con le polifonie vocali che spesso intonano frasi quasi a cappella. E` un susseguirsi a sorpresa di sketch che assumono ora la forza travolgente del gospel e poi la leggerezza del doo-wop. In apertura ci sono invece due brani tradizionali, i più ligi al dovere del disco, mentre la chiusura è divisa fra la recita sussurrata di Open Dialogue, le atmosfere mitteleuropee di Adam e quelle afro-arabeggianti di Aish Ye K`Dish. Jewlia Eisemberg dimostra grandi capacità e conoscenze nell`orchestrazione delle polifonie vocali, e non è un caso se nel 2001 aveva pubblicato, sempre su Tzadik, un disco solista basato essenzialmente sull`uso delle voci (“Trilectic”). Magari, alla luce di questo bel disco, anche quello è un lavoro degno di essere riscoperto.
|