Non ho mai partecipato ai cori funebri, mai inviolato il giardino degli Dei. Le cancellate che dividono notte e rigurgito separano mondi differenti e l'accesso all'ultrasensibile rimane prerogativa degli stregoni. Già per il primo lavoro di Islaja ponevo l'accento sulla componente mistico-magnetica di questa paladina delle fiabe, in contatto con le forze esoteriche del naturale e "Palaa Aurinkoon" congiunge il perfetto proseguimento logico del precedente episodio in una sfera stavolta ancora più incenerita, incendiata da componenti trascendentali. La corona mistica che involge ad anello la diacronia d'argento di questi pastelli dinamici respira come una luce dentro un bicchiere scuro. Laivat saapuu densa di campanellini, organi crepuscolari e cori bislacchi introduce l'ossessione del rito e la caduta ineguale che in tempi certamente meno commossi lo Smog di “Wild Love" già virilizzava con veemenza. Si tratta di quella medesima atmosfera aurale, in consonanza al cantato, con precisi impulsi ancestrali di memoria, tutti proiettati nell'avant, in una ricerca che diventa irregolare nel medesimo modo con cui si fa familiare e di carne. Il secondo episodio Rohkaisulaulu gioca proprio nella prospettiva sibillina, di preghiera greve e in sottofondo si formano e si sformano i medesimi cori come su piani mareggiati, umanissimi. L'incredibile sensibilità che Islaja riesce ad anticipare in ogni articolazione del suo suono le permette di riscrivere tutto quanto è passato attraverso il folk, attraverso la notte. Il piano magmatico dove imprecazione e declamazione portano ad atmosfere tardo-romantiche la congiunge idealmente con un certo desiderio dark, notturnale. Uni pöllönä olemisesta ha le stesse impostazioni magnetiche degli abbracci interrotti, la medesima spinta nevralgica. Si ha la sensazione che ciò che viene percepito ad un primo ascolto sia soltanto una parziale visione di quanto c`è dietro. Dentro il disco respirano i medesimi antefatto ipnotici ed antropologici che davano densità alla Master music of Jajouka, la medesima carica espressiva e delirante fatta di sangue. In Haaveilija a farla da sfondo sono sempre presagi sepolcrali, dissestati, energetici in cui ogni ingrediente fa da motivo ad un nuovo circuito. Se Cat Power avesse le allucinazioni e fosse nata nella Selva seguirebbe questa congiunzione astrale ma il punto è che qui c'è reale indipendentismo e la stessa produzione del disco ha risvolti che solo chi coltiva nel privato una passione può garantire. La Fonal è l'etichetta di punta di questa scena, produce confezioni spettacolari, lo fa con una passione e con una forza che solo i grandi di spirito possono coltivare ed Islaja appartiene alla categoria di coloro che saranno annoverati tra i maggiori geni del folk concreto quando le stampe specialistiche la smetteranno di concepire piani a scadenza mensile per questa o quell`altra realtà da costruire e distruggere a piacimento.
Il progetto Islaja è uno di quei pochi progetti che non hanno niente a che fare con la contemporaneità , con il disco usa&getta. E' soltanto magia, luna. Non è già più di questo mondo! Le sue canzoni sono da posizionare accanto ai testi di Friederike Mayrocker. Basta osservare le strutture lagunari di Rukki per gridare al miracolo senza condizione. La convulsione di un prato primordiale che si muove dentro l'anomalia di una tangibilità che riemerge da lampi di nudità , il senso quasi/psichiatrico della nascita e della morte con interruzioni di sonno e cadenza di cielo. La speranza che riemerge senza interruzioni come verso un viaggio cangiante e che sprigiona l'invocazione delle cavallette, delle farfalle serali, di rive che seguono sciami d'insetti mattutini. E' questo mondo alogico ed analogico, di pioggia nel sole, di poesia senza ospitalità bloccata, ciò che viene incontro all'ascolto e che fa irradiare l'anima. Gli accenni caraibici che si sentono dentro, le pulsioni infantili e primordiali dell`ego pre-individuazione. Non c'è niente da fare. Ci troviamo di fronte al Sacro. E questa è la sua via terminale per l`ascesi che ad un passo dalle stelle ci guarda ridendo di noi.
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