Se John Butcher dovesse stilare un sunto dell`anno appena trascorso si troverebbe davanti ad un bilancio estremamente positivo.
La partecipazione all`ultimo disco degli Ex, seppure limitata ad un solo brano, può sicuramente contribuire a far conoscere il sassofonista presso un pubblico più ampio, e sicuramente diverso, rispetto a quello che lo ha seguito finora. Senza considerare che gli ottimi rapporti instauratisi con il gruppo olandese hanno portato alla ripubblicazione di “13 Friendly Numbers”, il suo primo disco in solitudine, per opera dell`etichetta Unsounds gestita da Andy Moor. La ciliegina nella torta arriva infine a 2004 inoltrato con l`apertura della Weight Of Wax, sua etichetta personale, e la pubblicazione di questo “Cavern With Nightlife” contenente registrazioni `giapponesi` del Novembre 2002 che, almeno per quanto riguarda la prima parte, sono un autentico capolavoro.
Si tratta di quattro brani, al tenore o al soprano, registrati nel Oya Stone Museum, una complessa struttura legata ad un sito da cui viene estratta una particolare pietra vulcanica. La caverna artificiale in cui si sono svolte le registrazioni è situata a 60 m nel sottosuolo, ha una temperatura di 8°C ed un estensione di 20.000 m²; queste circostanze la dotano di un`acustica straordinaria e particolare (come viene spiegato nelle sintetiche note di copertina). La particolarità della risonanza acustica è dunque confermata dal suono limpido e cristallino delle registrazioni che, nonostante la perdita dovuta alla trascrizione su supporto, mantengono una profondità non comune ed una sorprendente nitidezza dei particolari; ma c`è un altro elemento che viene indagato, accanto al rapporto suono-spazio, ed è quello che riguarda la produzione (intesa come nascita) del suono stesso, ovvero il passaggio dell`elemento aria dall`organismo del musicista a quello dello strumento: la variazione del suono che è soggetta (assoggettata) alla variazione di respirazione, di spinta e/o d`imboccatura dell`ancia. Quelli di Butcher sono quattro autentici saggi di bravura, seppur mai fine a se stessa, ottenuti utilizzando tutti quegli accorgimenti tecnici che qualsiasi buon sassofonista oggi è in grado di sfruttare, anche se pochi (qui sta il trucco) riescono a farlo con la sua maestria. Fra micidiali crescendo a ruota libera (in respirazione circolare), fraseggi impossibili segnati da momenti spasmodici, continuum impenetrabili, lezioni di solfeggio, sbuffi d`ancia e fragili cinguettii si consuma una delle vette più elevate toccate da un sassofonista improvvisatore.
Leggermente più in basso si pone il quinto brano (registrato al club SuperDeluxe) che, a parte la sua prerogativa di prima collaborazione in duo con `Toshi` Nakamura, sposta l`epicentro su un altro aspetto della personalità di Butcher. L`attenzione è qui rivolta alla liberazione del suono, cioè alla sua uscita dalle viscere dello strumento, ed al rapporto fra questo suono di derivazione così `umana` (seppur filtrato attraverso un tubo metallico) ed elementi quali l`elettricità e la tecnologia. Un rapporto che qui conosce sia un aspetto intrinseco (il trattamento del suono che sorge dalle fauci sax) sia un aspetto estrinseco (il dualismo con i suoni prodotti dal giapponese). Ad emergere è il Butcher abile manipolatore, in un confronto serrato con un manipolatore altrettanto abile qual è il Nakamura impegnato sul mixer, e quindi ci sono parti acustiche a cui fanno seguito parti amplificate ed escursioni nel feedback, per un venti minuti di musica apparentemente più pacate e sottile, rispetto ai brani precedenti, ma altrettanto carica di tensione e, vista sotto una certa ottica, ancor più sperimentale.
Un disco altamente consigliato.
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