L`avventura dei Madrigali Magri è durata dieci anni. Si è conclusa ma una porta è stata lasciata aperta. Quella che fu la creatura di tre splendide menti, un batterista imprevedibile e geniale come Valerio Rossi, il basso minimale di Nico a cui bastavano due note e un tocco delicato per comunicare tutto quello che aveva da dire e una chitarra e una voce, quelle di Giambeppe, che hanno saputo trasportarci su territori inesplorati, ha chiuso purtroppo i battenti. “Mini” è un piccolo compendio della musica dei MM; concepito come un`appendice del loro ultimo disco Malacarne, è diventato il loro epitaffio; l`ep è composto da piccoli quadretti strumentali in cui ognuno dei tre musicisti, da soli o insieme, presenta qualcosa di personale; in mezzo a questi, una canzone, alla maniera loro, continuo di giorno è notte presente in Negarville, manco a dirlo, magnifica. Inutile girarci a torno: i Madrigali Magri ci mancheranno. “Mini” sarebbe dovuto uscire per la Wallace ma alla fine è stato deciso di metterlo alla portata di tutti, gratis in rete, come uno speciale regalo di commiato da parte del gruppo. Non è il solo, fortunatamente, e ciò significa che i Madrigali ci vogliono indubbiamente bene: prossimamente, infatti, nel loro sito, verranno inserite altre succulente uscite di materiale inedito e dal vivo della band di Nizza Monferrato. Assolutamente da non perdere.
Di quella avventura rimane adesso la voce e la poetica di Giambeppe che, pur ponendosi in forte nesso di continuità con il passato, si presenta adesso più che mai brutale e incomprossoria. Non è solo, Gmb, nei Bachi Da Pietra e compagno migliore di Bruno Dorella non avrebbe potuto trovarlo. Quella che sulla carta era un connubio indubbiamente affascinante, si rivela a fatti una collaborazione riuscitissima. Insieme i due conferiscono alla materia sonora la durezza della terra e la sacralità del fuoco. La chitarra, forgiata nel fuoco come una spada, si scompone in mille e una tecnica: affilata come una lama (solare), percussiva come un tamburo (primavera del sangue), intricata come una ragnatela (aprile d.c., prostituisciti), descrittiva (stirpe confusa) o semplicemente incantatrice (stella); la batteria di Dorella di contro è solida e generosa di ritmi. Da qualunque punto di vista lo si analizzi questo è un disco che scotta, fa sanguinare e ti colpisce a tutti i livelli: nella testa, nel cuore e nelle viscere. E` carico di istinti primitivi e sentimenti ancestrali, è un blues malato e tellurico, un folk imploso e molto poco ortodosso; personalissimo in definitiva.
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