Sono passati 49 anni da quando Karlheinz Stockhausen pubblicò su Deutsche Grammophon la storica composizione Gesang der Jünglinge. Alla composizione è riconosciuto un primato a proposito del ruolo strutturale che, nella sua economia, ha la distribuzione spaziale delle fonti sonore. Per la prima esecuzione c`erano quattro diffusori posti agli angoli della sala e un quinto al centro, sospeso in alto. Stockhausen dovette arrangiarsi con quello che, all'epoca, passava la tecnologia, cioè magnetofoni a solo una o due piste e uno speciale sincronizzatore per un massimo di due magnetofoni a due piste, quindi la quinta pista venne sincronizzata manualmente. Il pezzo, oltre alla concezione spaziale, conteneva anche altri elementi avveniristici, quali l`integrazione fra suoni vocali - la voce di un bambino che intona brani del “Canto dei fanciulli nella fornace ardente” (da un Vangelo apocrifo, il Terzo libro di Daniele) - e suoni sintetici organizzata secondo una logica compositiva di estrema lucidità .
Ee ecco l'inevitabile, sin troppo ovvio, tributo, esclamerete! Se la pubblicazione di questo disco, a un tiro di schioppo dal cinquantennio, può far pensare ad una manovra da parte dell`etichetta portoghese per arrivare prima dei possibili concorrenti, nella realtà svincola “Untitled Songs” dalla banalità e dalla fastosità tipiche di ogni celebrazione ufficiale delle `nozze d`oro`.
Giustamente, perchè l`influenza di Gesang der Jünglinge - e questa sottolineatura della Sirr appare piuttosto importante - è andata al di là dell`ambito accademico per infiltrarsi massicciamente nella cultura popolare. Quindi questo doppio CD non vuol essere un tributo nè una celebrazione, bensì qualcosa di diverso e di più profondo.
`I brani di questo disco`, come spiegano le note di copertina, `non rappresentano un omaggio ovvio, non sono campionati dall`originale. Essi sono piuttosto un`indagine sullo stato attuale della musica elettronica/elettroacustica che, per una buona metà , si muove al di fuori dall`ambito accademico. I compositori, musicisti e artisti di questo disco sono interessati a collocarsi dentro la loro propria storia per esplorare ulteriormente le tematiche della spazializzazione del suono e/o l`utilizzo della voce umana con l`elettronica, oppure mettono mano ad una trasformazione dei concetti originari verso un approccio personale al suono, o alle originali parole bibliche`.
In “Untitled Songs”, quindi, è possibile intendere i passi in avanti e le ramificazioni avvenuti all`interno della musica elettronica/elettroacustica a partire da quei primi (e non unici) vagiti. Logica vuole, quindi, che vengano abbracciati modelli espressivi ad ampio raggio e si passa:
- dall` indulgenza verso la composizione di Stockhausen, mostrata da Janek Schaefer, alla mancanza di riguardo, e quando mai il tipo è stato accondiscendente, di CM von Hausswolff;
- da brani in cui l`utilizzo dell`elettronica è un elemento marginale, lo splendido duetto fra il violoncello di Michael Intriere e la voce di Anna Homler, ad altri in cui è fondamentale, l`altrettanto splendida pista di @C;
- dalla pacatezza `quasi` ambient di Jgrzinich e Dale Lloyd all`irrequietezza rumorosa di Stephen Vitello;
- dalla candida giocosità di Andrew Deutsch alla seriosità di Marc Behrens;
- dall`affabilità `quasi` pop di Steve Roden all`imperscrutabilità di Heitor Alvelos e Rui Costa;
- dai concretismi di Yoko.Lennon alla totale astrazione del duo Anthony Pateras & Robin Fox;
- dalla fragilità di Andrè Gonçalves alla sontuosità di James Eck Rippie;
- dalla suggestività di Paulo Raposo e Achim Wollscheid alla drammaticità di Derek Holzer e Maksim Shentelev...
Ma, così esaminando, si corre il rischio di non vedere, per quanto è ovvia, la verità principale che emerge da queste registrazioni: i giovani di Stockhausen si sono ormai fatti adulti.
Se proprio dovessi trovare un difetto al doppio CD, lo individuerei nell`assenza di musicisti importanti, rispetto ai temi in questione, come Alessandro Bosetti, Ralf Wehowsky e Christof Migone.
“Untitled Songs” è un lavoro che tutti dovrebbero ascoltare, magari accompagnato dalla riscoperta di quel 'vecchietto' che, nel 2006, festeggerà la venerabile età di cinquant`anni.
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