Tra le etichette che si sono date da fare per licenziare il bellissimo “On.It.Sed” delle Allun ce n`è una che ha iniziato da qualche tempo a far parlare di sè (soprattutto all`estero) con avvincenti produzioni. La 8mm, gestita da Luca Massolin, ha dato infatti alle stampe una manciata di uscite degne di nota. Le due di cui trattiamo adesso sono la prima release dei Superlucertulas e l`ultimo ep dei Nautical Almanac, rispettivamente del 2004 e del 2005. I primi, un trio veneto, presentano tre pezzi che fanno pensare a degli Arab On Radar sedati a colpi di groove grevi alla Melvins; del gruppo di Provvidence ne raccolgono l`eredità al pari di band quali Athletic Automation o Made In Mexico (lainox) ma qui i riff e i tagli metallici delle chitarre vengono reiterati e appesantiti da groove malsani che vanno a morire in derive noise (la seconda parte di lainox e immagini per orecchio) e in dilatazioni psichedeliche. “Homo Volans” è uscito nel 2004 ma va recuperato e non solo dagli appassionati di musica nazionale; di nuovissimo, invece, la 8mm ci propina in edizione limitata e dalla confezione molto curata il nuovo ep dei Nautical Almanac, formazione statunitense (con all`attivo anche un disco su Load) che ben conosceranno gli amanti della sperimentazione elettronica più efferata ed oltranzista attualmente in giro (penso a band quali Wolf Eyes, Dead Machine, Hive Mind, lo stesso Aaron Dilloway solista, Mike Shiflet, etc.).
“Something”, che nei titoli prende ironicamente in giro tre `colossi` della musica, raccoglie degli estratti del tour europeo del 2005 e vede per la prima volta il gruppo nella nuova formazione a tre, dopo che, con l`uscita dal gruppo di Nate Young (Wolf Eyes), già nella prima line-up della band, e prima dell`ingresso a titolo definitivo di Max Eisenberg, hanno suonato per po` in coppia i soli `Twig` Harper e Carly Ptak. I Nautical Almanac sono tra i prosecutori più accreditati ed eccitanti dell`elettronica post-throbbing Gristle, nonchè tra i pochi a non aver mostrato la corda, come invece alcuni dei gruppi prima citati. In “Something”, i Nautical Almanac sviluppano e danno continuità alle intuizioni di Black Dice e Wolf Eyes sovrapponendo rumore alla melodia (non mi prendete per pazzo: i suoni qui prodotti non sono messi a cazzo: vedere il finale avangarde di kraftwork), arrivando infine a trasformare la musica in una cascata sonora devastante. Non perdeteli.
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