Chris Brown, nonostante i pochi dischi realizzati (*), è un musicista/compositore che già vanta collaborazioni con i più importanti strumentisti della scena avant-jazz e con numerosi cinventori elettronici ed elettroacustici (Zorn, Braxton, il Rova, Ferrari...): un artista di provata esperienza - ha studiato musica elettronica sotto la direzione di Gordon Mumma e composizione sotto quella di William Brooks e David Rosenboom - che in questo disco fa sfoggio di tutto il suo background. Elettronica, sistemi compositivi aleatori, improvvisazione, field recordings, tradizione afro-americana... sono questi gli elementi su cui il musicista scommette nella stesura di un`opera più complessa nella sua concezione che non nella sua fruizione.
“Talking Drum” è infatti il risultato di un`installazione interattiva estremamente articolata, con quattro laptop collegati in rete e sincronizzati tramite un computer centrale. Attraverso questo sistema l`autore crea una specie di viaggio composto da più stazioni che racchiudono un po` tutti i suoi principali interessi musicali. Le fonti sonore, piuttosto frastagliate, comprendono le esibizioni di vari ensemble, dei quali fa parte lo stesso Brown, più registrazioni di musiche, ambienti e cerimonie provenienti da luoghi alquanto disparati, ma con un`attenzione particolare rivolta alle poliritmie cubane e a una cerimonia funeraria dell`isola di Bali (entrambe le situazioni si ripresentano in tre-quattro stazioni). Com`è facile dedurre dal titolo la maggior parte delle musiche è a carattere percussivo, nonostante l`occasionale apparizione di altri strumenti come tromba, trombone, sax, violino, violoncello, clarinetto... oppure quella di una congerie di poeti che, nella ventitreesima stazione, tesse le lodi del `beat`.
Quello di Brown è un modo diverso, e affascinante, di affrontare il tema del ritmo, partendo dall`elettronica, dall`esibizione di alcuni ensemble contemporanei, da situazioni didattiche, per scendere fino agli aspetti più tradizionali, cerimoniali, e addirittura al ritmo tipico di alcuni ambienti (che siano essi un mercato filippino o il parco Kipuka Puaulu nelle Hawaii).
La registrazione binaurale, sulla falsariga di altre produzioni Pogus, offre la sua migliore resa se l`ascolto viene effettuato con le cuffie.
Coloro che sono interessati alle poliritmie e coloro che sono interessati all`utilizzo delle programmazioni interattive nelle installazioni sonore dovrebbero farci un pensierino.
Gli altri... quasi.

(*) dei quali uno (ed un secondo già annunciato) su Tzadik.