Perchè questo disco?
Valeva la pena di pubblicarlo?
Le due domande che dovremmo porci, e quando mai lo facciamo, ogni volta che ci apprestiamo a fare una recensione richiedono, nell`occasione, una risposta piuttosto diversificata. “Complementary Contrasts”, in quanto collaborazione inedita fra i due musicisti, meritava senz`altro di essere pubblicato. Eppure è un disco che non contiene nulla di particolarmente nuovo e/o originale, e neppure può essere considerato come uno di quei capolavori talmente belli da lasciarti di stucco già dal primo ascolto.
Si tratta chiaramente di una situazione di tipo improvvisativo, stimolante nel mettere a confronto due manipolatori dall`impostazione diversa, ma che pure è andata negli ultimi anni a miscelarsi ed a confondersi vicendevolmente: la formazione di eRikm è tipicamente da dj mentre quella di Fennesz è di tipo strumentale, e il punto di contatto, quello in cui le due tradizioni iniziano a miscelarsi, sta nell`utilizzo del computer portatile. Ma in questi casi, accanto ad una valenza di tipo artistico, sembra sempre di cogliere una valenza di tipo commerciale, cioè quale aumento nelle vendite può derivare, per un CD come questo, dalla circostanza che il pubblico dei due musicisti non combacia certamente al centimetro; e, ulteriore motivo in grado di stimolare entrambi i musicisti, quanto pubblico dell`uno può in questo modo avvicinarsi all`altro, e viceversa.
A questo punto devono introdursi le considerazioni di tipo estetico e, come ho già anticipato, è amaro constatare che il disco non contiene nulla di particolarmente `nuovo` nella forma e/o nelle altre soluzioni; e pure va posto l`accento sull`enorme fascino e riuscita di alcuni suoi momenti. Direi, in particolare, che i due faticano a trovarsi ed ha mettere in moto il meccanismo, per poi iniziare a macinare una buona mole di ottima musica, in un miglioramento costante fino all`incontenibile crescendo finale, con le manopole spinte a manetta.
Forse il CD riveste un interesse minore per il pubblico del francese, più abituato a vedere il musicista impegnato in situazioni di questo tipo, mentre può rivelarsi estremamente interessante per i seguaci di Fennesz, abituati a più elaborate e certosine maniere di studio. Va comunque detto, per inciso, che gli ultimi dovrebbero fare proprie, ancor prima di queste, due ottime interazioni precedenti: lo splendido “Phonographics 1-5” su Durian (Fennesz, Siewert, Stangl e Dafeldecker) e “Wrapped Islands” su Erstwhile (Fennesz, Butcher, Stangl, Moser e Dafeldecker).
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