Il tempo è stato più che breve, le sue performance lungo lo stivale hanno rapidamente `strappato` le (sane) emozioni del pubblico underground in Italia.
Non sto esagerando, la realtà degli avvenimenti ha fatto sì che la sensibilità musicale di 'Kitty' Fraticelli, aka IOIOI, non dovesse attendere più di tanto perchè un`etichetta pubblicasse un album a tutto tondo. “Bright Future” vede finalmente la luce grazie al supporto della milanese Ebria e dall`incoraggiamento ostentato da una serie di `fruitori` del circuito indipendente italiano, quali l`infaticabile Bruno Dorella, Nicola Mazzocca e i Tottemo Godzilla Riders, gli I/O...
Il titolo s`ispira alla pellicola firmata dal film-maker nipponico Kiyoshi Kurosawa, “Akarui Mirai”: la storia di una medusa tenuta in cattività dentro una vasca, circondata da una Tokyo lugubre e spettrale e dalle attenzioni di un giovane ragazzo, convinto di poterla tramutare in un pesce d`acqua.
Non solo uno sfondo surreale, caro all` imprinting artistico della musicista, ma anche la prima occasione per conoscere la sconfinata attrazione provata per i battiti del Sol Levante in tutta la sua essenza: dalla cultura tradizionale alla danza, dalla sfrontata modernità sfoggiata alla musica possente di Boredoms e Ruins.
Chitarra acustica ed elettrica, no words, bass. kototoy, laptop... e la voce. Il canto che inscena un ruolo decisivo nel mood espressivo di Kitty; esso diventa l`abbellimento di ogni brano e fuoriesce quasi sempre con toni indecifrabili: strozzato nel ritornello pop di La Fille Qui Donne Le Bonheur, sgozzato da distorsioni elettro-fobiche in Gatto Jisatsu, frantumato da spasmi chirurgici in Satara, sbarazzino in Aiuto.
La title track, senza parole, possiede un suono acquatico sorto dall`incontro di microwaves affusolate e frequenze mosse come spazzole. Nel `montaggio`, come per incanto, tutto è affrontato come fosse un gioco; si percorrono mille strade, mille generi differenti con l`ingenuità di un bambino, evitando così che la musica degeneri, apparendo macchinosa e soffocante. Delle volte solo la spontaneità riposta in un`anima `giovane` può permettere un dialogo libero e spensierato con i propri strumenti. Si mescolano in un unico afflato le solitarie digressioni tra scampoli di musica contemporanea, colta, improvvisata, tingendo tutto con raffinata avvenenza pop.
L`amore sconfinato per il Giappone è particolarmente luminoso, anche se un background immaginario di ascolti ci farebbe scoprire una IOIOI immersa e persa parallelamente tra i canti di Christina Carter, il blues dell`imperturbabile Haino Keiji, l`eleganza pop delle Cibo Matto e di Yuka Honda, la sottigliezza e l`impalpabilità di Taku Unami, il cavalcare della New Wave, la struggente malinconia dei Cocteau Twins...
Alla fine permane il forte attaccamento all`improvvisazione riscontrabile solo attraverso i suoi concerti, dove il corpo si lascia coinvolgere da pratiche extra-musicali. Un raccoglimento che spinge la musicista in ogni sua performance a realizzare uno spettacolo sempre diverso e irripetibile per una seconda volta; capace di trasmettere spontaneamente e con semplicità il suo estroso carattere sotto forme di note, balzando da vistose euforie ad attimi posati e sereni. Un altro gran bel disco targato Italia.
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