Il nuovo disco di Oki diverge piuttosto nettamente dal precedente “Dub Ainu”, che qualche mese addietro ha occupato la nostra posizione dedicata al 'top one', e pure dagli altri suoi dischi, in quanto coglie il musicista concentrato nell`esplorazione solipsistica del tonkori (il tipico strumento a corde del folclore Ainu). Questo è quindi uno dei suoi dischi più tradizionali, e pure uno dei più deliziosi. Quindici delicate filastrocche, o ninnananne, essenzialmente strumentali (solo Ororo Raha è anche cantata). Cinque corde, scrupolosamente in acustico, bastano e avanzano al musicista per tracciare le sue trame. Corde che rispondono alle delicate sollecitazioni con suoni tendenzialmente brevi e asciutti, ma non secchi e definibili anzi come pastosi. In un primo momento potrà sembrarvi monotono, noioso, ripetitivo e incomprensibile, per quanto è distante dai nostri concetti di armonia e dalle nostre abitudini, ma sono sicuro che basterà qualche ascolto per farvi cambiare idea e, infine, finirà per conquistarvi con il suo fascino `esotico` ed `antico`. Ecco quindi svelarsi un mondo molto più regale di quello che appare ai primi approcci, di una regalità non sfarzosa ma prodiga di segreti e di sorprese, ed ecco profilarsi un ascolto che rappresenta un autentico viaggio creativo al di fuori della quotidianità e val bene lo sforzo di affannose ricerche. Ne riparleremo.
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