Puntualizzare nuovamente sul momento felice, in un universo di cicli e ricicli, che sta attraversando la musica folk è tanto inutile quanto necessario. La caratteristica di questo ritorno in auge sembra stare nella penetrazione, da parte delle tradizioni popolari, nell`ambiente della musica sperimentale. Ma anche questa non è certo una novità , basti pensare che Béla Bartók razzolò nella musica popolare della sua terra come un `porco nel fango` (scusate il paragone, che non vuol essere offensivo nè nei confronti del grande musicista nè in quelli del povero porco, ma vuole semplicemente stare in tema utilizzando un proverbiale detto popolare). Ecco quindi due musicisti appartenenti all`ambito sperimentale americano, addirittura di tipo accademico, che si cimentano in una manciata di canzoni folk insieme alla cantante Julie Hanify (non so assolutamente chi sia!). Niente nastri manipolati, computer o partiture spericolate, quindi, ma solo pianoforte chitarra mandolino voci, per una musica che, usando le parole del distributore, sembra suonata fra amici, davanti al caminetto e (aggiungo io) ad un buon bicchiere di vino. C`è però qualcosa di più sintomatico che contribuisce a far cadere l`attenzione su questo disco, ed è il fatto che viene pubblicato dall`etichetta ufficiale di una delle maggiori associazioni di musicisti sperimentali che ci sono oggi negli Stati Uniti. E` come se, per fare un altro esempio spiritoso, l`associazione iXem pubblicasse un disco con Domenico Sciajno, Elio Martusciello e una qualche cantante al di fuori dai giri, in cui si fanno canzoni tradizionali e qualche cover di De Andrè e della Nuova Compagnia di Canto Popolare. La scaletta, come di prassi avviene in questi casi, si divide fra brani originali, brani tradizionali e cover di estrazione più recente. I brani originali sono firmati tutti da Mahler, Lullabies è un brano folk del Maine risalente al 17° Secolo e le cover sono di Buffy Sainte-Marie (Men Of The Fields), Tom Paxton (Even A Gray Day), Art Harris & Fred Jacobson (What Am I Living For?, che era cantata da Chuck Willis e da Ray Charles) e, infine, Gary Geld & Peter Udell (Nothing Matters But You, che non so da chi era cantata). Certo “Too Late” non possiede l`urgenza innovativa di “Escape Songs” (di Veda Hille & Christof Migone) nè quella espressiva degli Iditarod, ma è soltanto un disco senza alcuna pretesa che si ascolta comunque con piacere.
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