Dieci radici quelle dell`odio: catrame interstiziale che viaggia sull`unico binario (sgangherato) seguibile, che si segue, che si sfonda. Strinqulu incontra Carpenter: si conoscono nella micromodulistica dell`immaginario sinapsico, nella cancrena orgiastica dei segni spezzati della rivolta digitaloide, si scrutano, a tratti, mentre le porte di un registro si chiudono e se ne aprono altre quindici davanti, senza sapere più cosa stia avvenendo, chi si stia rincorrendo in questo gioco dove i protagonisti si scambiano ruoli, parti, voci. I suoni di Strinqulu si riconoscono in anfratti spodestati fatti di fruste lfo, ampolle circensi, cataclismi che preannunciano quadri tagliati e che s`inseriscono proprio dove c`era quell`urgenza di taglio delle tele di Fontana, dietro il taglio, il taglio del reale, dietro lo scempio, lo scempio del concreto. 10 tracce che non comunicano più quanto sta avvenendo: sono esattamente la superficie di ciò che si sussegue sotto la pelle; seguono l`invisibile a patto di disconoscerlo, mostrano il visibile solo per disegnare ciò che dall`invisibile si sottrae al gioco dell`abitudine, alla paralisi del commento. E la penna è di quelle che si cancella in durate brevissime, segna tutti i linguaggi, che spariscono appena un attimo dopo. Sono tracce infernali, a volte maculate, come la 3 e la 10, ad esempio. Due prove di come l`elettronica 'folle' possa anche emozionare, sconvolgere. Queste tracce sono l`odio, sono l`aberrazione, appartengono alla casistica del divario e mutano come i soffi di vento sulle lenzuola stese in campi di grano. Variazioni selvagge, prive di struttura, di corpo: solo materia friabile che ricorda i suoni di 'Images', campanellini vertebrati per un viaggio solipsistico nella follia, nell`allucinazione. Eppure a ben guardare, la straordinarietà di questi materiali che stanno al 2005 come potevano esserlo al 1975, antichi come presenti, sganciati dalle logiche elettroniche dell`attuale, sta proprio nel rifornirsi di un equilibrio talmente personale e marcato da diventare spazio più che relazionale: è esattamente quello che avviene quando nel mezzo di una discussione che sembra seguire il filo dell`abitudine, qualcuno dall`altro tavolo, t`interrompe, prende a parlare e niente è più com`era, nè dentro di te nè fuori di te. Il caso domina ogni evento. E mi piace leggere 'cases' non solo come 'casistiche', ma pure come 'casualità della casistica', come dire che la casistica è sempre progenitrice di un caso, o viceversa, e che nella soglia del concreto, tutto, dopo l`avvento, assume forme che forse lottavano fino alla fine per sembrare qualcosa, per somigliare a qualcosa ma che alla fine sono così come sono perchè non avevano più respiro, o perchè siamo giunti in quel momento e le leggiamo così, ma in avanti saranno sempre diverse e differenti ancora.
I puristi dell`elettronica avranno da ridire che i suoni di queste strutture impercorribili hanno l`atavica necessità di accodarsi in un surplus d`immaginario che spesso travalica la stessa connotazione interna, quella coerenza che fa essere la musica materiale dinamico, compresi i modi in cui è registrata, elaborata, ripercorsa. Si potrebbe dire che la realizzazione sembra spartana, che i suoni sembrano conosciuti, che la dinamica complessiva dei brani non raggiunge mai una vera e propria forma, o una complessità che riesumi il lavoro nel suo intero da ciò che ci si aspetterebbe da una net-realease. Mi sembra tuttavia un punto di forza ulteriore: l`elettronica non si sa dove stia andando, nessuno lo sa, nessuno l`ha mai saputo! Tutte le voci che fuoriescono dal coro, tutti questi materiali forse 'incerti', o meglio certamente 'fragili' ma come possono esserlo spighe di vetro che feriscono, sono voci che dimostrano quanto sia necessario non canonizzare mai niente, non delimitarsi mai attorno a certezze falsamente conosciute. Ci sarà spazio e tempo affinché, tra l`immaginario minore dell`elettro-elettroacustica, il materiale di Strinqulu diverrà necessario. E` quello che ci auguriamo. Ed è quanto accadrà e sta già accadendo.
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