L`abilità maggiore di Niobe sta nel miscelare atmosfere da vecchi dischi jazz - a volte sembra proprio di ascoltare un 78 giri degli anni Trenta - con i suoni, e con i trattamenti, tipici dell`elettronica contemporanea. Dopo l`interessante “Radioersatz”, nel quale venivano messe punto le coordinate, e il successivo “Tse Tse”, nel quale si faceva ottima opera di sintesi, questo “Voodooluba” poteva (doveva) rappresentare l`album definitivo. L`iniziale title-track è effettivamente una mezza bomba, con la sua carica tribale, rafforzata da un celestiale montaggio intermedio, a fare da copertura ad un`ostentata modernità (attualità ). Ma poi Niobe non affonda il colpo, quasi abdica al peso di tanta forza, come se il senso del disco si fosse esaurito in quel primo brano che gli da il titolo, e si adagia in quel blob di atmosfere che aveva reso interessantante la sua prima realizzazione. Quindi le atmosfere vecchio jazz di Tengo Yoruba, Good Old Owl e Time Too Slow, quelle funky di Zur Wilden Flotte, quelle latine di Like A Dog, quelle trip-hop (soul) di Password, quelle romantiche di Hawaii`s Garden e quelle folk di Idly Lovely / Surprise. In mezzo svariati scampoli di divertente / divertita `frankzapperia`, ma anche gli irritanti enjaismi e björkismi di Ghoast`s Wharf Quartet, Maracas & Vocales e Surprise. Discreto, ma, in quanto a blob, mi ha convinto molto di più il micidiale “Hello Spiral” di O.Lamm.
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